L’associazione culturale Streghe e Fate
in collaborazione con ADA Danze antiche
presentano
Movimenti corporei e meccanismi – Danzare per Leonardo da Vinci
Sabato, 12 ottobre 2019, ore 21.00
Villa Tittoni, Desio (MB)
ADA danza rinascimentale e contemporanea
Percorso coreutico all’interno della mostra Le macchine e il genio
Con la partecipazione di Anna Olkhovaya e presentazione a cura di Chiara Gelmetti
Bernardo Bellincioni, autore dei dialoghi della Festa del Paradiso così riporta: “Festa ossia Rappresentazione chiamata Paradiso che fece fare il signor Ludovico in lode della Duchessa di Milano, e così chiamasi, perché vi era fabbricato con un grande ingegno ed arte di Maestro Leonardo da Vinci fiorentino il Paradiso con tutte le sfere, pianeti che giravano, ed i pianeti erano rappresentati da uomini nella forma ed abito che si descrivono dai poeti, e tutti parlavano in lume della anzidetta Duchessa Isabella”.
Scrive Tristano Chalco, segretario del Moro, testimone diretto del memorabile evento del 1490: “per vedere con i propri occhi quelle terre ove, secondo voci a lui giunte, Giove in persona era disceso l’anno precedente, accompagnato da tutti gli altri Numi” alludendo a ciò che era accaduto l’inverno prima (il 23 gennaio 1490), e che ebbe grandissima risonanza e sfarzo, grazie a un congegno a forma di mezza sfera costruito con cerchi di ferro, con tutta una serie di lampade sospese e sette fanciulli fulgidi più degli stessi pianeti con al centro un trono eretto fra gli Dei assisi, riproducendo così l’immagine del cielo in rotazione”
Questa, invece, la cronaca dell’ambasciatore Jacopo Trotti: “Il Paradiso era fatto a similitudine di un mezzo uovo, il quale dal lato dentro era tutto messo a oro, con grandissimo numero di luci a riscontro delle stelle, con certe fenditure dove stavano tutti i sette pianeti, secondo il loro grado alti e bassi. Attorno l’orlo del detto mezzo uovo erano i dodici segni, con certi lumi dentro il vetro, che facevano un galante et bel vedere: nel quale Paradiso erano molti canti e suoni molto dolci e soavi”.
Nella seconda metà del Quattrocento il recupero del pensiero platonico e neoplatonica rinascimentale, che prelude a quella che sarà la grande rivoluzione Orbium Celestium di Copernico, stampato poco prima della sua morte nel 1543, permea la visione di Leonardo da Vinci che proprio presso la corte milanese svilupperà il massimo talento nella progettazione e realizzazione di straordinarie macchine e meccanismi. Nelle sue invenzioni scenografiche per le feste di corte, come quella per la famosa Festa del Paradiso, curata dal genio vinciano su incarico di Ludovico il Moro, per la celebrazione delle nozze di Gian Galeazzo Maria Sforza con Isabella d’Aragona il 13 gennaio 1490 a Milano presso il Castello Sforzesco, sono finemente utilizzate e sperimentate queste sue incredibili invenzioni.
Di questo straordinario periodo di rinascenza sono rimaste alcune danze ispirate ai pianeti e questa sera ne mostreremo alcune, insieme ad altre del fulgido periodo della corte sforzesca.
Dal proemium di Seu arte tripudii di Guglielmo Ebreo da Pesaro (1420 – 1484)
“danzare non e altro che una actione dimonstrativa di fuori di movimenti spiritali li quali si hanno a concordare colle misurate et perfette consonanze dessa armonia: che per lo nostro audito alle parti intellective & ai sensi cordiali con diletto descende: dove poi si genera certi dolci commovimenti: i quali chome contra sua natura rinchiusi si sforzano quanto possano di uscire fuori: & farsi in atto manifesti. Il qual atto da essa dolcezza & melodia tirato alle parti exteriori colla prop[ri]a persona danzando si dimostra quello q[uas?]i con la voce & colharmonia congionto & concordante che dal accordato et dolce canto overo dallascoltante et misurato suono. (5v-6r)”
“Quanto vi è di utile nel suono della musica è stato donato all’udito a causa dell’armonia. E l’armonia, dotata di movimenti affini ai circoli della nostra anima, a chi con intelligenza si serve delle Muse non procura un piacere irragionevole: essa è stata data dalle Muse per ordinare e rendere consono con se stesso il circolo della nostra anima qualora fosse diventato discorde. E il ritmo è stato donato da quelle per questo stesso motivo, vale a dire per ovviare a quella condizione che interessa la maggior parte di noi e che consiste nella mancanza di misura e di grazia” (Platone, Timeo, 47d-e).
Quegli stessi circoli che compiono gli astri bellissimi e danzanti di un cosmo ordinato che ci parla attraverso un linguaggio estetico-matematico. La danza e la musica (già arte liberale teorica) diventano insieme scienza e pratica.