29 febbraio 2020 – Compleanno di G. Rossini

Ringraziamo il già socio e amico Marconi Mencoboni, per questa recente condivisione dell’Ouverture dall’Otello di Gioachino Rossini:

Gioachino Rossini, o Gioacchino, al battesimo Giovacchino Antonio Rossini[ (Pesaro, 29 febbraio 1792 – Passy, 13 novembre 1868), è stato un compositore italiano. La sua attività ha spaziato attraverso vari generi musicali, ma è ricordato principalmente per opere famose e celebrate quali Il barbiere di SivigliaL’Italiana in AlgeriLa gazza ladraLa CenerentolaIl Turco in ItaliaSemiramide e Guglielmo Tell. Rossini compose la prima opera all’età di quattordici anni e scrisse trentanove opere di rilievo in diciannove anni, prima del suo improvviso abbandono del teatro nel 1829; seguirono decenni in cui Rossini abbandonò l’attività compositiva a livello professionale e fu afflitto da depressione. Morì nella campagna parigina di Passy, dove si era ritirato a vita privata.

Più importante compositore italiano della prima metà del XIX secolo e uno dei massimi operisti della storia della musica, per la precocità e la velocità di composizione Rossini è stato soprannominato il “Mozart italiano”. Definito da Giuseppe Mazzini «un titano. Titano di potenza e d’audacia […] il Napoleone d’un’epoca musicale», tipico del suo stile era il crescendo orchestrale su una frase ripetuta, immortalato nella locuzione crescendo rossiniano.

Un piccolo omaggio a Gioachino Rossini con queste foto scattate poco prima del suo “compleanno” al Museo Nazionale di Pesaro a lui dedicato, accompagnate  dall’audio dell’Ouverture della Gazza ladra estratta da music no royalties in internet:

Auguri natalizi Circolo Non vedenti -Ipovedenti P_Bentivoglio

Ringrazio di cuore la Direzione del Circolo culturale Non vedenti e Ipovedenti Paolo Bentivoglio di Milano ed Erica Monteneri Swift, il Gruppo sportivo e Francesco Cusati e l’Istituto dei Ciechi di Milano e tutti i mei allievi di danza storica che ho apprezzato e conosciuto negli anni di collaborazione preziosa e affettuosa amicizia, augurandoci di presto riprendere in presenza le nostre attività nella formazione della danza storica.
Buon Natale e Felice Anno nuovo!
Chiara, Nadia e ADA Danze Antiche
Potete cliccare su questo link qui sotto ed ascoltare i nostri auguri natalizi:

Il potere terapeutico della danza – Gigliola Foglia

La danza come terapia di Gigliola Foglia

La danza è sempre stata il sogno della mia vita, fin da quando saltellavo per casa con un vecchio abito della nonna e un paio di scarpette di raso rosso che i miei genitori mi avevano regalato non potendosi permettere le lezioni.

Da piccola probabilmente ero attratta soprattutto dalla nuvola di tulle e lustrini dei tutù e dalla ‘magia’ delle scarpette che ti permettono di sollevarti sulle punte dei piedi… poi è venuto il piacere della fatica, del combattere i propri limiti fisici e mentali, e la passione culturale di rincorrere il senso di tanti stili e tradizioni in tutto il mondo e in tutti i tempi.

A 52 anni ho dovuto fare i conti inaspettatamente con la malattia, e la danza mi ha aiutato prima, durante e dopo, in vari modi. Innanzitutto mi ha aiutato a scoprirla: un nodulo al seno non visto dalla mammografia ma che ho avvertito da sola dopo aver eliminato i 6 chili presi durante la malattia di mia mamma che poi è mancata. Volevo tornare al mio giusto peso non per vanità ma perché sentivo che con la danza ginocchia e caviglie soffrivano, e questo mi ha salvato la vita. Un primo pensiero dunque è per il rispetto e la cura del proprio corpo anche “prima” che succeda il patatrac, e la conoscenza di sé richiesta a un ballerino è di ulteriore aiuto.

La mia prima reazione alla brutta scoperta fu la rabbia: “Eh no!” esclamai, intercalando qualche parolaccia, “non mi fermerete adesso che sto realizzando i miei sogni”. Difatti da poco mi stavo dedicando con piccole grandi soddisfazioni anche alla danza irlandese, come desideravo da tempo. Ho dei ricordi ormai tutto sommato esilaranti del periodo subito prima e subito dopo la mastectomia: come i port-de-bras di danza classica accennati davanti al chirurgo senologo spiegando che del lato estetico non m’importava un fico secco ma dopo l’intervento dovevo poter fare di nuovo quei movimenti… Alla fine della degenza credo che tutto lo IEO sapesse che io danzavo, tanto avevo stressato. In realtà la danza mi ha aiutato ad affrontare quel periodo di angoscia con una certa positività, con una progettualità: quella di tornare a danzare il prima possibile, come e meglio di prima.

Lo stop forzato di un mese si prolungò a due, per via di certe piccole complicanze: io scalpitavo, alla lettera, per tornare a danzare, facendo gli esercizi di sbarra attaccata alla spalliera del divano con il busto tutto fasciato. A due mesi esatti dall’intervento riprendevo danza classica, senza salti e senza punte; due settimane ancora e riprendevo sia i salti e le scarpette da punta, sia la danza irlandese. Intanto i movimenti ‘dolci’ della danza (soprattutto classica e orientale) mi aiutavano come riscaldamento preliminare ad affrontare gli esercizi (inizialmente dolorosissimi) prescritti dai fisioterapisti per riacquistare l’uso delle braccia: empiricamente, per tentativi, mi sono creata una routine di rilassamento con qualcosa di buono da bere o da mangiare, una musica rilassante o un balletto in TV, la presenza dei miei gatti ecc.

A 4 mesi dall’intervento ero alle gare di danza irlandese, oltretutto con risultati sorprendenti a cui non pensavo neanche: mi bastava la gioia di essere lì, con le mie compagne. Il mese successivo sostenni addirittura gli esami di primo e secondo livello.

Nel frattempo si era evidenziata la necessità di un secondo intervento, per un fibroma benigno ma voluminoso, dolorosissimo (facevo le gare di danza con la pancera contenitiva), e soprattutto suscettibile di trasformarsi da un momento all’altro in qualcosa di molto, molto brutto: scoprii allora che noi fortunate signore con carcinoma mammario abbiamo possibilità doppie rispetto alle altre donne di sviluppare anche tumori maligni all’apparato riproduttivo. Ma il pensiero di asportare tutti gli organi femminili mi era insopportabile ed entrai in una profonda crisi: dicevo che non mi sarei più sentita una donna, che “non avrei più trovato la danza dentro di me”, non avrei più provato desiderio di tutte le belle cose artistiche e culturali che mi appassionano ma avrei sentito soltanto vergogna. Ci tengo a raccontarlo, per le sorelle che si trovassero nella stessa situazione.

Ebbi per una volta l’umiltà di farmi aiutare psicologicamente e mi fecero capire che la bellezza, fecondità, creatività, sacralità della donna rimangono in lei, al di là della presenza o meno di organi-simbolo, perché al di là della materia noi siamo luce.

E così appena uscita dall’ospedale indossai un abito bianco, per sentirmi in questa luce, e me ne andai da sola in treno a Milano al convegno storico di ADA Danze Antiche su danza e potere al tempo degli Sforza: segnò il mio ritorno alla vita. A un mese e mezzo dall’intervento danzai durante un evento dell’Ottobre in Rosa e qualche giorno dopo ripresi le lezioni di danza.

Ed è stata ancora la danza ad aiutarmi nel periodo del lockdown, soprattutto nei giorni più duri quando ho perso vari amici per la malattia o per la disperazione.

In questi tre anni mi son fatta una piccola cultura sui benefici della danza a livello fisico e psichico, sia per chi è sano, sia per chi è già incorso in problemi anche gravi. Per noi “signore del nastro rosa” l’attività fisica moderatamente intensa come la danza è dimostrato che aiuti a prevenire le recidive: contribuisce al controllo del peso e alla regolazione della produzione di insulina, aiuta il sistema cardiocircolatorio spesso danneggiato dai farmaci, nelle giuste dosi combatte la fatigue e cioè la spossatezza indotta dalla chemioterapia (che danneggia i muscoli); il senso di gioia e appagamento oltre al movimento in sé stimolano le difese immunitarie e alzano il tono dell’umore. Per chi come me è sottoposto a cura ormonale, la danza aiuta a combattere i vari effetti collaterali indotti dalla famosa “pastiglia dei cinque anni”: dolori articolari, ritenzione idrica e aumento di peso (e il grasso è pericoloso perché può essere trasformato in ormoni, che andrebbero ad attivare eventuali cellule cancerose ancora presenti), difficoltà di concentrazione e di memorizzazione…

Sì, perché la danza è un valido sussidio anche in altre patologie (gli esercizi di danza per le braccia di cui parlavo sono applicabili anche in caso di interventi ortopedici o fratture, ad esempio), e in particolare nelle malattie neurologiche: uno studio di un centro universitario tedesco ha dimostrato la superiorità della danza su altri tipi di allenamento “ripetitivo” e non creativo, per frenare le malattie neurodegenerative, migliorando la concentrazione, la memoria, l’equilibrio. L’ideale sarebbe, diceva lo studio, cambiare stile e coreografia ogni due settimane, per meglio stimolare l’attività cerebrale.

E poi si moltiplicano le ricerche e i contributi sull’aiuto psicologico costituito da danza, musica e tutto quanto è bellezza, stimolando la produzione degli ormoni del benessere, e semplicemente suscitando gioia e interesse per le meraviglie della vita. Io posso testimoniare quanto abbia significato per me, per ritrovare la mia femminilità, per sentirmi di nuovo parte del flusso della vita, della bellezza del mondo.

Calendario dell’Avvento – Tanti mondi, un Natale


Grazie alla socia Laura Antonaz per questo dono natalizio!

Calendario dell’Avvento – Tanti mondi, un Natale

J.S. Bachdalla Cantata “Schwingt freudig euch empor” BWV 36: Corale n. 2 per soprano e contralto “Nun komm, der Heiden Heiland”con I Barocchisti: Laura Antonaz soprano, Lucia Cirillo contralto, Fiorenza De Donatis violino, Pierluigi Fabretti oboe d’amore, Giulia Genini fagotto, Diego Fasolis, organo “Nun Komm, der Heiden Heiland” (Vieni ora, salvatore dei pagani) recita il testo iniziale del Duetto corale per soprano e contralto, primo fra i Corali che compongono la Cantata di Johann Sebastian Bach composta a Lipsia nel 1731 per la prima domenica di Avvento. Il tema del Corale si rifà a un canto gregoriano medioevale che venne in seguito codificato da Lutero nel suo celebre Geistliches Gesangbüchlein (1524). L’abbiamo ascoltato nell’esecuzione del soprano Laura Antonaz, del contralto Lucia Cirillo e de I Barocchisti Fiorenza De Donatis (violino di spalla), Pierluigi Fabretti (oboe d’amore), Giulia Genini (fagotto) e Diego Fasolis (organo).

Potete ascoltare la cantata a questo link:
https://www.rsi.ch/play/tv/-/video/schwingt-freudig-euch-empor?urn=urn:rsi:video:13658650

 

 

Danza classica indiana Maria Luisa Sales

Con piacere condividiamo questo interessante video di Danza indiana classica, a cura di Maria Luisa Sales, realizzato per l’Associazione Jayavidya, progetto di Meskalila Nunzia Coppola, la cui collaborazione con entrambe le studiose, continua con ADA Danze Antiche in uno scambio culturale prezioso e costruttivo. Grazie!

Danza storica: Intervista al ballerino Marco Bendoni

Intervista a Marco Bendoni, ballerino e specialista di danza storica

La danza nobile del rinascimento italiano non è solo un mero esercizio di stile, ma anche di conoscenza e armonizzazione della relazione con sé stesso e con gli altri.

L’approccio a queste danze non è fatto solo di preparazione e fisica e armonia nel gesto quindi, ma è anche necessaria la capacità di imparare a riconoscere il moto dell’anima e le sue difficoltà a mostrarsi in maniera limpida, cosi come le conoscenze necessarie per veicolare, ciò che si apprende danzando, verso un’armonia che ci avvicina sempre più al proprio spirito.

Per quanto mi riguarda un danzatore di oggi che si avvicina alla danza antica deve fare un vero e proprio percorso all’indietro nel tempo per cercare di accogliere in sé i precetti filosofici e spirituali che animavano i cuori di quel tempo.

La preparazione del corpo fisico, soprattutto riferendomi al XV secolo, necessita di un atto intenzionale chiaro e, osservando l’iconografia del tempo, bisogna lasciarsi penetrare da quelle posture…, come ad esempio guardando i corpi delle tre Grazie nella Primavera del Botticelli e fare in modo che il mio corpo le riproduca copiando, senza interferire troppo con il pensiero, ma lasciando emergere quello che la memoria legata al corpo sa…

Aderire a queste forme semplici, silenziosi nella mente e coscienti di ogni parte dell’insieme del corpo, così come accogliere in sé una certa umiltà e gratitudine, permetterà allora che il miracolo avvenga; diventiamo rappresentanti autentici di un periodo intenso di sviluppo di armonia e bellezza, com’è stato portatore il Rinascimento italiano nel mondo.

Nel momento stesso in cui mi ritrovo a ballare queste danze antiche diventa evidente che c’è una netta differenza percettiva man mano che cambia il periodo storico rinascimentale e dunque anche i passi e le coreografie. Mi riferisco al primo rinascimento (il periodo che va dal 1450 al 1520 circa) e quello del tardo Cinquecento fino al 600 inoltrato.

Per le danze del Quattrocento sono pochi i movimenti tecnici da apprendere, ma col il tempo ho capito che se volevo ballarli bene, dovevo abitarli con una presenza che accogliesse profondamente il moto dell’anima. Se, ad esempio, il mio cuore batte forte perché spesso incontro gli occhi dei miei compagni di ballo e non riesco a gestire l’emozione che ne scaturisce, così come nell’essere guardato da un pubblico più o meno numeroso che risveglia in me una certa ansia, il mio danzare invece di portare gioia serenità e armonia, si rivela una sorte di incubo che mira solo all’immagine di sé e che trasforma in negativo l’esperienza di tutti i danzatori, compreso l’eventuale pubblico. Devo allora imparare a gestire il mio mondo emozionale accogliendo ed riequilibrando le sue manifestazioni. Ispirarsi a quei principi filosofici che permearono il Rinascimento italiano che pose al centro l’essere umano e la sua possibilità di elevazione attraverso quelle qualità superiori quali misura, temperanza, misericordia, serenità, gioia, armonia e amore che porgono le stesse Muse inspiratrici di tutte le Arti.

Nelle danze del Cinquecento, invece, ho bisogno di essere più tecnico e quindi di studiare i passi che cominciano a complicarsi con salti e giri e miriadi di questi passi messi in sequenze sempre più complicate. Questo fa sì che diventi molto concentrato su me stesso e meno preoccupato dell’incontro con l’altro: quasi non lo vedo…, sono presente, invece, totalmente alle mie sensazioni fisiche e molto meno ai moti dell’anima; inoltre sviluppo una certa vanità rispetto alla mia bravura tecnica e al moto di stupore del pubblico. Ovviamente ciò non toglie niente alla soddisfazione che provo a dar sfogo al mio umore sanguigno danzando  un ballo lungo e complesso come sono spesso, appunto, quelli del Cinquecento.

 

La danza cortese

La danza cortese
Chiara Gelmetti

  • 1) La danza nel Rinascimento: arte ed educazione del corpo e dello spirito

La danza nel periodo rinascimentale italiano non è solo un passatempo elevato per le corti, disciplina che mentre forma il corpo ne eleva lo spirito, ma anche elemento di prestigio, elemento sociale utilizzato dalle nobili corti della penisola  nelle grandi occasioni, nobiltà che attraverso la danza e i suntuosi abiti e gioielli esibiva anche il proprio potere, e appunto elemento educativo importante, parte di quell’educazione cortese che formava la gioventù nobiliare, giovani versati non solo nell’arte delle armi e del cavallo, ma in tutte le arti liberali del Trivio (grammatica, retorica e dialettica) e del Quadrivio (algebra, musica, geometria e astronomia/astrologia), dove se già la musica ne faceva parte, la danza – e proprio con Guglielmo Ebreo da Pesaro (il più noto maestro di danza del Rinascimento italiano)  – comincia a prenderne parte.

Naturalmente le donne, madri, mogli, figlie del Principe, del Duca, del Signore che si occupava del governo e della difesa del territorio, hanno dato grande impulso e spazio a tutto ciò che intellettualmente e artisticamente arricchiva ogni corte italiana del Rinascimento, creando spazi meravigliosi di grande creatività e apertura, di cui la danza era una delle manifestazioni. Manifestazione alla quale le grandi corti europee guardavano con apprezzamento e attenzione e la danza italiana, così come la musica e la commedia dell’arte, diventano poli imitativi importanti e gli artisti italiani sono non solo contesi tra le corti della penisola, ma chiamati a lavorare nelle diverse corti europee.

  • 2) La nascita della figura del Maestro di danza

Solo nel XV secolo si comincia a scrivere di danza, benchè qualche indicazione coreografica si possa trovare nelle danze a carattere religioso e/o nobil-popolare (come nel Llibre Vermeill de Monteserrat o nelle Vidas dei trovatori).

Il primo trattato italiano di danza manoscritto Seu Arte saltandi et Chorea ducendi è quello del Maestro Domenico da Piacenza, a sua volta maestro del già citato Guglielmo Ebreo da Pesaro che ci lascerà diverse coreografie e qualche esempio musicale nel suo trattato De pratica seu Arte tripudii vulgarem opusculum, che circolerà in diverse versioni manoscritte. (nella pensola iberica, nella corte aragonese, abbiamo invece il famoso manoscritto de Cervera che però non presenta musica).

Ogni corte nel XV aveva un suo maestro di danza che formava i giovani della corte, ma organizzava anche i balli per gli eventi più importanti, come fidanzamenti, matrimoni, alleanze, visite, ecc. Precedentemente il ballo non aveva la statura che assume nel Rinascimento: porgere bene, muoversi bene, essere misurati e armonici, il rinnovato platonismo del “bello e bene” è un valore al quale ambiscono le corti umanistiche italiane del Quattrocento.  Nel Quadrivio la musica esprime il rapporto tra numeri e l’astronomia il rapporto tra le grandezze, la danza, novella tra le arti liberali, è un mezzo per rendere visibili e ricreare quei movimenti celesti, rendendoli terreni. Chi guida, conosce questi movimenti è dunque “Maestro”. Un maestro di danza come Guglielmo, che ha frequentato assiduamente le più nobili corti italiane e avuto accesso al pensiero umanistico che le permeava, era prima di tutto un umanista oltreché ballerino.

Molti sono i maestri di danza ebrei in quel periodo. Lo stesso fratello di Guglielmo, Giuseppe era alla corte di Lorenzo de Medici. Il padre, Mosè di Sicilia anch’egli ballerino, insieme a tanti ebrei che lasciarono la Spagna prima, il Portogallo poi e infine il Regno di Sicilia, trovò nelle corti italiane del Quattrocento accoglienza e protezione.

Inoltre nell’ebraismo il corpo non ha accezione negativa, ma è parte della preghiera e l’unione/fusione anima corpo è fondamentale. Vi è una consuetudine alla danza in speciali momenti religiosi (anche il rabbino balla durante i matrimoni o durante la festa di Purim) e dal re David alla profetessa Myriam, la danza permette una comunicazione speciale con il divino.

3)   Danze e Coreografie nel XV e XVI secolo
Nei trattati manoscritti del Quattrocento, come anche quelli del secolo successivo, si comincia, dopo l’encomio diretto alla figura di Potere presso cui il maestro di danza era protetto ed ingaggiato, a descrivere le regole principali che compongono l’Arte del danzare. A mo’ di esempio riporto qui quelle del De pratica Arte tripudii di Guglielmo Ebreo da Pesaro, essendo questi il più noto e citato maestro di ballo del Quattrocento.

  • misura
  • memoria
  • partire del terreno
  • aiere
  • maniera
  • movimento corporeo.

Vi è poi la descrizione dei passi:

  • Continenza
  • Scempio
  • Doppio
  • Ripresa
  • Riverenza

E di quelli articolati Volta (tonda o del Gioioso), o di quelli che descrivono anche il tactus musicale: Quaternaria, Piva, Saltarello e che vediamo nel diagramma del cortigiano lombardo Antonio Cornazano, tratto da L’Arte del danzare (suo libro dedicato ad Ippolita Maria Sforza, consorte del futuro Re di Napoli, Alfonso II di Aragona), e che mostra con chiarezza tutti e quattro i principali modi del danzare del Quattrocento: bassadanza, quaternaria, saltarello e piva, alternando i ritmi binari ai ternari. La bassa danza è monoritmica e costituisce un modo e una misura, definendo così il rapporto tra musica e movimento, ed è su questo rapporto che si basano le altre misure, gli altri modi del danzare. La bassa danza era la misura più larga (essendo la più lenta), costituendo dunque l’unità di riferimento per gli altri modi che via via diminuivano la misura di 1/6 rispetto al precedente modo. [1]

Diagramma della relazione di misura, dal trattato di Antonio Cornazano. [2]

Diagramma della relazione di misura. [3]

Due sono le principali categorie in cui vengono suddivise queste danze: la bassadanza, lenta, nobile e regina di tutti i modi del danzare, e i balli che presentano al loro interno i diversi passi e modi e includono molto spesso anche la bassadanza che tempera e nobilita gli altri ritmi più veloci.

Vengono poi descritte le coreografie e pochi sono gli esempi musicali e si riferiscono al ballo e non alla bassadanza che poteva essere eseguita anche senza musica, paiono suggerire alcune frasi del trattato… sul tactus del respiro, della terzina, nella sua capacità di temperare la complessione degli Umori. Nel XVI secolo, la danza è anche mezzo politico di intrattenimento e gestione del potere nelle sfarzose sale in cui campeggia nelle varie occasioni sociali. E introduce non solo la figura del maestro di danza, ma del professionista ballerino, della sua scuola e dei ballerini che verranno citati nei trattati del periodo, insieme alla compagine sociale: Dame e Cavalieri, di cui i trattati coreutici rivelano il ritratto. Questi i maestri più noti e le loro opere: Fabrizio Caroso da Sermoneta con Il Ballarino (Venezia, 1581) e Nobiltà di Dame (Venezia, 1600) e Cesare Negri milanese con Le Grazie d’Amore (Milano, 1602) e Nuove Invenzioni di Balli (Milano, 1604).

Le Grazie d’Amore verrà poi tradotto in spagnolo (Arte para aprender a dançar: Compuesto por Cesar Negri Milanes) per la corte spagnola, relativamente pochi anni dopo la sua stesura. Ricordiamo che Cesare Negri era stato maestro di danza della nobiltà lombarda, ma anche dei governatori spagnoli a Milano e del loro seguito.

Nei trattati ormai a stampa, troviamo la notazione musicale di diversi balli nella loro  intavolatura per liuto. Restano, pur cambiando di esecuzione/modo, i passi del Quattrocento: continenza, scempio (semplice), doppio, ripresa e riverenza. Dalla bassadanza si passa alla Pavana, grave nel suo incedere e adattissima al corteo, e si aggiungono molte variazioni e salti soprattutto grazie all’introduzione della Gagliarda e dei suoi cinque passi, a cui Cesare Negri dedica la seconda parte del suo trattato. Se l’Arte della Variazione nel Quattrocento è sì di bravura e di stile, ma sempre misurata nel suo esporsi, nel Cinquecento, pur mantenendone la sprezzatura, il ballerino (specialmente di genere maschile) si esibisce in un vero e proprio pedalogo e presenta le variazioni coi salti più arditi che ne decretano la statura del vero professionista.

[1] «Nella notazione moderna, i tempi delle quattro misure sono assimilabili al 6/4 per la bassa danza, 4/4 per la quaternaria, 6/8 per il saltarello e 4/8 o più raramente 6/8 per la piva.» Cit., José Sasportes, Storia della danza italiana, Torino, EDT, 2011, p. 29.

[2] Antonio Cornazano, Libro dell’arte del danzare, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Cod. Capponiano 203, sec. XV, c. 10r. [riga 414-23].

[3] Vedi nota 1.

ADA Danze Antiche, esempi di Danza cortese del XV secolo

ADA Danze Antiche, esempi di danza cortese del XVI secolo

 

 

Grazia e Potere – Ippolita Maria Sforza

   

Domenica 29 novembre 2020 – ore 18:00

Ritratto storico di Ippolita    Laura Malinverni

Danza   Marco Bendoni, Bruna Gondoni, Enrica Sabatini, Lucio Paolo Testi e la partecipazione di Chiara Gelmetti e ADA Gruppo Danza rinascimentale.

Musica  Emilio Bezzi (liuto)          Flavio Spotti (percussioni)

CLIP        Regia  Sergio Metalli       Video        Ideogramma

ZOOM Meeting link su richiesta ai soci ADA

INFO | chgelme@gmail.com

 

2 ottobre Gli Angeli Custodi con Biber e Davide Monti

Questa Passacaglia è stata registrata da Davide Monti durante la Settimana Santa 2020 mentre era in isolamento a causa del Covid19.
“È stata un’esperienza molto intensa suonare e condividere queste belle ed emozionanti opere di Biber in questo periodo. Questo Passagalia è l’ultimo pezzo della raccolta di 15 Sonate basate sui Misteri del Rosario, ed è dedicato all’Angelo Custode.”

La struttura compositiva segue un piano preciso e affascinante che fa parte di un articolo di prossima pubblicazione scritto da Davide Monti. Che l’arte, visiva e sonora, ci protegga tutti.

La doppia biografia dell’essere umano

LA DOPPIA BIOGRAFIA DELL’ESSERE UMANO
da “La Nuova Psicologia Spirituale”
con Bruna Gondoni e Maria Grazia Maffei

    

Quando chiediamo a qualcuno di raccontarci la sua vita, di cosa parla?
Cosa rende una vita felice o infelice?

Domenica 12 luglio 2020 dalle 21:00 alle 22:30
LEZIONE APERTA AI SOCI ADA – ZOOM MEETING
SU PRENOTAZIONE: CHGELME@GMAIL.COM
CONTRIBUTO DI PARTECIPAZIONE 5:00 EURO

Bruna Gondoni ha una formazione essenzialmente artistica in scultura e danza, dove entrano anche la meditazione e la ricerca personale.
Da diversi anni frequenta la Libera Università Samadeva fondata dal Maestro Idris Lahore (Selim Aïssel), pittore e terapeuta.
Alla Libera Università Samadeva Bruna si forma allo Yoga dei Dervisci, ai Trattamenti energetici attraverso i meridiani, ai Movimenti meditativi, alla Nuova psicologia spirituale, all’Enneagramma, al Lou Yong Tao Tö Qi, al Reiki Tao Tö Qi dove è stata iniziata ai primi tre gradi, al Soul Yoga di Samara, all’accompagnamento ai morenti e da un anno è diventata Istruttrice del metodo Samadeva.

Maria Grazia Maffei è nata a Milano dove ha vissuto e insegnato. Una ventina di anni fa ha iniziato a formarsi e praticare diverse tecniche di benessere e relazione d’aiuto tra cui la Medicina tradizionale cinese, la kinesiologia e le tecniche energetiche.
Più tardi ha frequentato presso la Libera Università Samadeva in Francia, la formazione di Yoga di Samara, di cui è professore, di Coach del benessere e di Costellazioni familiari secondo il metodo Idris Lahore.
É professore di Lou Yong Tao To Qi e di Lahore Nadi Yoga.
Maestro Iniziatore al livello superiore di Reiki Tao To Qi. Conduce corsi, formazioni e conferenze nei diversi rami e pratica le Costellazioni Familiari.