La stanza delle Dee a cura di Marialuisa Sales

LA STANZA DELLE DEE   

QUATTRO ŚAKTI DELTANTRISMO TRA DANZA E PITTURA

Video Rassegna Youtube di Danza Bharata Natyam e Arte Contemporanea

a cura di Marialuisa Sales e Massimo Livadiotti

gennaio–aprile2021 con il Patrocinio di

ISMEO   Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente

A.D.A. Danze Antiche

Gruppo Studentesco Pramana

LA STANZA DELLE DEE   

QUATTRO ŚAKTI DEL TANTRISMO TRA DANZA E PITTURA   

Quattro video  rappresentazioni esploreranno il mondo mitico e sensuale delle
divinità tantriche femminili. Ogni luna nuova (amāvásyā) un video inedito di   danza Bharata Natyam rivelerà una o più Devi del percorso del sādhaka.
I brani saranno danzati nello studio-abitazione dell’artista Massimo Livadiotti,   contemporaneamente
all’esposizone di opere del ciclo “Simulacri”.

Accesso gratuito ed illimitato
Concept: Marialuisa Sales

DOVE e QUANDO:   

Ogni lunanuova, da gennaio ad aprile 2021, sarà pubblicato un nuovo video
dedicato ad una Devī sul canale Youtube:
Marialuisa Sales Danza Classica Indiana
https://www.youtube.com/channel/UCMDfI-nTRxqQUj0lkTYcNDw

L’accesso è gratuito ed illimitato.

COME SEGUIRE LA RASSEGNA:   

Il  link  video  sarà  pubblicato  sul  canale  Youtube,  inviato  sulla  m-list,
pubblicato sul gruppo Whatsapp e sulle pagine Facebook di Marialuisa Sales.
A seguire sono elencati tutti i riferimenti e gli indirizzi per seguire la rassegna.

DATE E CONTENUTI DELLA RASSEGNA:   

13 GENNAIO 2021   –   LE DIECI DEE DAŚA MAHĀVIDYĀ

Nella mitologia indù le Dieci Dee della Grande Sapienza (Daśa Mahāvidyā)
rappresentano   un   percorso   realizzativo   dell’essere   con   implicazioni
macrocosmiche,  rituali  e  metafisiche.  Il  video  introduce  lo  spettatore  alleconnessioni astrologiche tra ogni Dea e Navagraha.

Opera pittorica di M. Livadiotti: “Buddha”, tecnica mista su carta, 2002

11 FEBBRAIO 2021  –  MĀTAṅGĪ, LA SARASWATĪ TANTRICA

Mātaṅgī  è  la  nona  Dea  delle  Daśa  Mahāvidyā  ed  è  considerata  la  forma
tantrica di Saraswatī, la Signora della musica, dell’apprendimento e delle arti. Il brano danzato appartiene al repertorio della nota Guru Y. Krishnamurthy
edècompostosuuntestodiKālidāsa.

Opera pittorica di M. Livadiotti: “Aghora”, olio su tela, 2012

13 MARZO 2021  –  MINAKSHI

La Dea Minakshi, Colei che ha “occhi come la coda di un pesce” è la divinità
tutelare di Madurai ed è la consorte di Sundareswarar, una forma di Shiva. Il   brano danzato interpreta lo stotram Minakshi Pancharatnam (Cinque Gioielli
di Minakshi) composto da Adi Sankaracharya.

Opera pittorica di M. Livadiotti: “Lāsya”, olio su tela, 2012

12 APRILE 2021  –  SHIVAKAMA SUNDARI, LA ŚAKTI DEL DIO DELLA DANZA

Shivakama   Sundari   è   la   paredra   del   Signore   Naṭarāja   nel   tempio   di
Chidambaram.  La  danza  la  ritrae  come  Signora  degli  elementi  e  dei  sensi  secondo la descrizione dell’opera Abirami Anthadhi, versetto 68.

Opera pittorica di M. Livadiotti: “Tāṇḍava”, olio su tela, 2009

COME SEGUIRE LA RASSEGNA:   

CANALEYOUTUBE: Marialuisa Sales Danza Classica Indiana

https://www.youtube.com/channel/UCMDfI-nTRxqQUj0lkTYcNDw

MARIALUISA SALES mail:orchestes@gmail.com

Scrivere alla mail per ricevere il link video o essere inseriti nella m-list

GRUPPO EVENTI WHATSAPP   (gruppodisolalettura).

Inviare una mail a orchestes@gmail.com   con il proprio numero di telefono. Si verrà inseriti in modo anonimo

FACEBOOK:   Marialuisa Sales   https://www.facebook.com/danzaindiana/

Pittura Simbolista – Massimo Livadiotti   https://www.facebook.com/pitturasimbolista

CREDITS:   

Marialuisa Sales   https://danzaindianayoga.blogspot.com/

MassimoLivadiotti   https://www.facebook.com/pitturasimbolista

ISMEO   Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente   http://www.ismeo.eu/

A.D.A. Danze Antiche   http://www.danzeantiche.org/

Gruppo Studentesco Pramana   https://www.facebook.com/pramana.napoli

 

Omaggio a Patrizia Pozzi

ARMONIE CELESTI – ARMONIE TERRENE
Per leggere questa relazione cliccate qui sotto:

Guglielmo Ebreo – SECONDA ED – Patrizia Pozzi

E’ scomparsa Patrizia Pozzi. Addio alla studiosa e professoressa di Storia del Pensiero ebraico dell’Università degli Studi di Milano, relatrice al Convegno ADA 2012 su Guglielmo Ebreo da Pesaro con “Armonie celesti – Armonie terrene”. Patrizia Pozzi, 64 anni, è scomparsa dopo una lunga e dolorosa lotta contro la sla. I milanesi che hanno seguito le sue lezioni in via Festa del Perdono non dimenticheranno mai la passione e l’entusiasmo con cui insegnava, né la sua eleganza e la sua empatia.

A ricordare la docente e il suo instancabile impegno anche a favore dell’antifascismo è stato Roberto Cenati, presidente Anpi Provinciale di Milano mettendo in luce la sua attività di divulgazione dei valori resistenza e della costituzione.
Chi era Patrizia Pozzi
Nata a Milano nel 1956, l’insegnante aveva scritto con Miuccia Gigante il libro ‘Mai più lontani’, Resistenza e antifascismo visti con gli occhi di una bambina, in ricordo del padre di Miuccia, Vincenzo, tra i primi oppositori al regime fascista, comandante partigiano, deportato e assassinato nella Risiera di San Sabba a Trieste, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.
La professoressa aveva studiato vari aspetti della filosofia di Spinoza pubblicando, su questo autore diversi titoli, tra i quali ‘Visione e parola. Un’interpretazione del concetto spinoziano di scientia intuitiva, tra finito e infinito’ (Franco Angeli, Milano 2012) e De vita solitaria: Petrarca e Spinoza (Mimesis, Milano 2017). Inoltre, aveva curato i ‘Quaderni Spinoziani’, tra cui ‘L’eresia della pace – Spinoza e Celan. Lingua, memoria, identità.
Iscritta all’Anpi di Cologno Monzese (Milano) e all’Aned, Patrizia Pozzi aveva condotto ricerche e studi sui vari aspetti del fascismo e sulla deportazione. Suo nonno, Antonio Fanzel, oppositore al nazifascismo fu deportato e ucciso nel lager nazista di Mauthausen. “Ho conosciuto Patrizia, con la quale, come Anpi abbiamo organizzato numerose iniziative per il Giorno della Memoria – ha scritto Cenati in una nota -. Non dimenticherò mai la sua passione, le sue analisi precise e puntuali sulla storia della deportazione e dei crimini del nazifascismo. Patrizia era sempre disponibile nell’offrire il suo importante e indispensabile contributo, con l’entusiasmo e l’empatia che suscitava in tutti noi. Non la dimenticheremo mai”.
Nel 2017 dopo essere rimasta ricoverata in rianimazione, la docente aveva scritto una lettera per salutare i suoi allievi, impossibilitata, nel continuare a insegnare a causa della malattia.
“Sono sopravvissuta per miracolo e grazie allʹamore delle mie figlie – si legge nel testo – ma la mia situazione è difficile: attualmente respiro collegata ad un ventilatore, mi nutro via Peg (ho un buco sia in gola che nella pancia, con i rispettivi tubi collegati ad apposite macchine), non mi muovo più (sono tetraplegica) e riesco a parlare (miracolosamente) solo per qualche ora al giorno. Scrivo al computer con gli occhi. Non posso essere assistita a casa e sono perciò ricoverata in un Centro apposito in provincia di Lecco, a Merate. Certamente, sarei stata la candidata perfetta per un lager nazista o per il castello di Hartheim, e per un forno crematorio, come avvenne a mio nonno, Antonio Fanzel, deportato politico ucciso a Mauthausen: aveva 35 anni e lasciava una moglie e cinque figli. Anchʹegli, come milioni di esseri umani, passò per il camino: le fiamme che arsero i libri nel 1933 (il più grande il 10 maggio) furono le fiamme che arsero per cancellare chi era ritenuto indegno di vivere, anche i disabili, come me in questo momento della mia vita”.
“Ecco tutto… tutto piuttosto difficile: eppure mi piace ancora vivere e desidero continuare a vivere – scriveva ancora la studiosa -. E desidero poter scrivere, discutere, lottare secondo gli ideali che guidavano mio nonno e che hanno sempre guidato anche me: questo è per me linfa vitale. Non considero quello che non ho, ma quello che ho: e ringrazio il Cielo di poter avere ancora la luce degli occhi, del cuore, della mente”
Certamente, da ammalata sono stata indotta a pormi domande radicali. Nel luogo in cui vivo, le domande richiamano a piani effettuali: che cosa significa vivere? Quando è accettabile vivere nonostante…? Come si attiva l’unità anima-corpo? Spesso le domande e le riflessioni si mettono a fuoco scrivendo o parlando a qualcuno: emerge così l’importanza del rapporto, dell’interrelazione per vivere la malattia non solo come problema, ma anche come occasione di riflessione e comprensione. E si capisce che l’affetto che ci viene rivolto vale quanto una medicina, per il nostro spirito e per il nostro corpo.
In generale, si potrebbe vedere la malattia come una radicale trasformazione della vita, non solo come via verso la morte. E la speranza è elemento vitale di ogni giorno, di ogni ora, di ogni attimo.
Vi auguro giorni felici
un abbraccio, con tanto affetto
Patrizia Pozzi”

Guglielmo Ebreo da Pesaro e pensiero ebraico

Ringrazio Ester Moscati e la comunità ebraica di Milano e Ancona per la collaborazione e “MOSAICO” per questo bell’articolo.
La danza rinascimentale italiana nasce anche grazie ai tanti maestri ebrei che vi si sono dedicati e che hanno arricchito, di grazia e bellezza, le corti italiane della penisola;  da questo felice incrocio di pensiero, nell’accoglienza e nello scambio che l’Umanesimo italiano ha  permesso, noi ancora oggi possiamo danzare questo meraviglioso repertorio.
Chiara Gelmetti

Ti loderò, Signore, con tutto il mio corpo

6 gennaio – Arrivo dei Magi a Milano e dintorni

La Grande Congiunzione del Mutamento e cambio di Triplicità del 21 dicembre scorso, ci ricorda – in questo giorno dedicato all’arrivo dei Re Magi – un’altra grande congiunzione e la sua triplicità nel segno dei Pesci, avvenuta attorno all’anno zero.

La congiunzione Giove-Saturno ebbe particolare rilievo nei primi secoli dopo l’anno mille. La ricerca astronomico-astrologica, all’epoca influenzata dalla tradizione Islamica e neo-platonica, tentava di ricostruire la configurazione celeste corrispondente alla nascita del Cristo, ovvero il suo oroscopo. Questa indagine, appoggiandosi sulle osservazioni dell’astronomo arabo Abu Ma’shar, arrivò a supporre che la “Stella dei Magi”, fosse in realtà la congiunzione di questi due pianeti, segno di un cambiamento di carattere globale. Infatti, come confermerà Keplero qualche secolo dopo, tale congiunzione avvenne intorno all’anno zero nel segno dei Pesci, il segno rappresentante la spiritualità e il misticismo.

Forse videro nel cielo questo luminosissimo allineamento Gaspare, Melchiorre e Baldassarre?

Milano è da tempi antichissimi legata a questi Re, il cui arrivo viene rievocato ogni anno con un corteo storico che da Piazza Duomo raggiunge, passando da San Lorenzo, alla Chiesa di sant’Eustorgio dove è collocata l’urna con le reliquie dei Santi Re Magi. Ma anche Brugherio, poco lontana, ne custodisce le reliquie, oltre alla famosissima urna di Colonia.

Ma soprattutto colpisce la piccola Chiesa romanica dei Re Magi in via Teodolinda (già Corte Regina, dove sorgeva già dal primo Quattrocento un Lazzaretto ben organizzato) chiesetta che, seminascosta, appare quasi un miraggio dalla trafficata via Palmanova.
Qui dopo essere stata dedicata a S. Maria e più avanti  alla sua Natività, nel 1611 le Monache, conosciute come Vergini della Vecchiacchia, istituirono il culto dei Re Magi.
Chiesa dei Re Magi Milano

Alcune curiosità su quest’antica narrazione:

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/i-re-magi-epifania-cosa-c-e-da-sapere
https://chiostrisanteustorgio.it/luogo/basilica/basilica-cappella-dei-magi/
https://chiostrisanteustorgio.it/chiostro/la-tradizione-dei-magi/

Il Corteo del Magi: una tradizione antichissima a Milano

Quella del corteo dei Magi che, il giorno dell’Epifania, parte da Piazza del Duomo e arriva a Sant’Eustorgio, è una delle tradizioni più antiche di Milano.
Attestata sin dal Medio Evo, la sfilata del corteo dei Magi è uno degli eventi più amati dai milanesi, che vi assistono disponendosi lungo tutto il percorso.

https://reliquiosamente.com/2013/02/01/perche-i-re-magi-sono-a-colonia/

https://reliquiosamente.com/2014/04/03/le-altre-reliquie-dei-re-magi/

Prononiamo qui l’ascolto di tre brani musicali legati a questa giornata:
https://youtu.be/_hO2_soPXIQ

IL TESTO
De bon matin, j’ai rencontré le train De trois grands Rois qui allaient en voyage, De bon matin, j’ai rencontré le train De trois grands Rois dessus le grand chemin Venaient d’abord les gardes du corps, Des gens armés avec trente petits pages Venaient d’abord les gardes du corps Des gens armés dessus leurs justaucorps Puis sur un char, doré de toutes parts On voit trois rois modestes comme d’anges Puis sur un char, doré de toutes parts Trois rois debout parmi les étendards L’étoile luit et les Rois conduit, Par longs chemins, devant une pauvre étable L’étoile luit et les Rois conduit, Par longs chemins devant l’humble réduit Au fils de Dieu qui naquit en ce lieu Ils viennent tous présenter leurs hommages Au fils de Dieu qui naquit en ce lieu Ils viennent tous présenter leurs doux vœux De beaux présents, or, myrrhe et encens Ils vont offrir au maître tant admirable De beaux présents, or, myrrhe et encens Ils vont offrir au bienheureux Enfant

 

 

 

 

29 febbraio 2020 – Compleanno di G. Rossini

Ringraziamo il già socio e amico Marconi Mencoboni, per questa recente condivisione dell’Ouverture dall’Otello di Gioachino Rossini:

Gioachino Rossini, o Gioacchino, al battesimo Giovacchino Antonio Rossini[ (Pesaro, 29 febbraio 1792 – Passy, 13 novembre 1868), è stato un compositore italiano. La sua attività ha spaziato attraverso vari generi musicali, ma è ricordato principalmente per opere famose e celebrate quali Il barbiere di SivigliaL’Italiana in AlgeriLa gazza ladraLa CenerentolaIl Turco in ItaliaSemiramide e Guglielmo Tell. Rossini compose la prima opera all’età di quattordici anni e scrisse trentanove opere di rilievo in diciannove anni, prima del suo improvviso abbandono del teatro nel 1829; seguirono decenni in cui Rossini abbandonò l’attività compositiva a livello professionale e fu afflitto da depressione. Morì nella campagna parigina di Passy, dove si era ritirato a vita privata.

Più importante compositore italiano della prima metà del XIX secolo e uno dei massimi operisti della storia della musica, per la precocità e la velocità di composizione Rossini è stato soprannominato il “Mozart italiano”. Definito da Giuseppe Mazzini «un titano. Titano di potenza e d’audacia […] il Napoleone d’un’epoca musicale», tipico del suo stile era il crescendo orchestrale su una frase ripetuta, immortalato nella locuzione crescendo rossiniano.

Un piccolo omaggio a Gioachino Rossini con queste foto scattate poco prima del suo “compleanno” al Museo Nazionale di Pesaro a lui dedicato, accompagnate  dall’audio dell’Ouverture della Gazza ladra estratta da music no royalties in internet:

Auguri natalizi Circolo Non vedenti -Ipovedenti P_Bentivoglio

Ringrazio di cuore la Direzione del Circolo culturale Non vedenti e Ipovedenti Paolo Bentivoglio di Milano ed Erica Monteneri Swift, il Gruppo sportivo e Francesco Cusati e l’Istituto dei Ciechi di Milano e tutti i mei allievi di danza storica che ho apprezzato e conosciuto negli anni di collaborazione preziosa e affettuosa amicizia, augurandoci di presto riprendere in presenza le nostre attività nella formazione della danza storica.
Buon Natale e Felice Anno nuovo!
Chiara, Nadia e ADA Danze Antiche
Potete cliccare su questo link qui sotto ed ascoltare i nostri auguri natalizi:

Il potere terapeutico della danza – Gigliola Foglia

La danza come terapia di Gigliola Foglia

La danza è sempre stata il sogno della mia vita, fin da quando saltellavo per casa con un vecchio abito della nonna e un paio di scarpette di raso rosso che i miei genitori mi avevano regalato non potendosi permettere le lezioni.

Da piccola probabilmente ero attratta soprattutto dalla nuvola di tulle e lustrini dei tutù e dalla ‘magia’ delle scarpette che ti permettono di sollevarti sulle punte dei piedi… poi è venuto il piacere della fatica, del combattere i propri limiti fisici e mentali, e la passione culturale di rincorrere il senso di tanti stili e tradizioni in tutto il mondo e in tutti i tempi.

A 52 anni ho dovuto fare i conti inaspettatamente con la malattia, e la danza mi ha aiutato prima, durante e dopo, in vari modi. Innanzitutto mi ha aiutato a scoprirla: un nodulo al seno non visto dalla mammografia ma che ho avvertito da sola dopo aver eliminato i 6 chili presi durante la malattia di mia mamma che poi è mancata. Volevo tornare al mio giusto peso non per vanità ma perché sentivo che con la danza ginocchia e caviglie soffrivano, e questo mi ha salvato la vita. Un primo pensiero dunque è per il rispetto e la cura del proprio corpo anche “prima” che succeda il patatrac, e la conoscenza di sé richiesta a un ballerino è di ulteriore aiuto.

La mia prima reazione alla brutta scoperta fu la rabbia: “Eh no!” esclamai, intercalando qualche parolaccia, “non mi fermerete adesso che sto realizzando i miei sogni”. Difatti da poco mi stavo dedicando con piccole grandi soddisfazioni anche alla danza irlandese, come desideravo da tempo. Ho dei ricordi ormai tutto sommato esilaranti del periodo subito prima e subito dopo la mastectomia: come i port-de-bras di danza classica accennati davanti al chirurgo senologo spiegando che del lato estetico non m’importava un fico secco ma dopo l’intervento dovevo poter fare di nuovo quei movimenti… Alla fine della degenza credo che tutto lo IEO sapesse che io danzavo, tanto avevo stressato. In realtà la danza mi ha aiutato ad affrontare quel periodo di angoscia con una certa positività, con una progettualità: quella di tornare a danzare il prima possibile, come e meglio di prima.

Lo stop forzato di un mese si prolungò a due, per via di certe piccole complicanze: io scalpitavo, alla lettera, per tornare a danzare, facendo gli esercizi di sbarra attaccata alla spalliera del divano con il busto tutto fasciato. A due mesi esatti dall’intervento riprendevo danza classica, senza salti e senza punte; due settimane ancora e riprendevo sia i salti e le scarpette da punta, sia la danza irlandese. Intanto i movimenti ‘dolci’ della danza (soprattutto classica e orientale) mi aiutavano come riscaldamento preliminare ad affrontare gli esercizi (inizialmente dolorosissimi) prescritti dai fisioterapisti per riacquistare l’uso delle braccia: empiricamente, per tentativi, mi sono creata una routine di rilassamento con qualcosa di buono da bere o da mangiare, una musica rilassante o un balletto in TV, la presenza dei miei gatti ecc.

A 4 mesi dall’intervento ero alle gare di danza irlandese, oltretutto con risultati sorprendenti a cui non pensavo neanche: mi bastava la gioia di essere lì, con le mie compagne. Il mese successivo sostenni addirittura gli esami di primo e secondo livello.

Nel frattempo si era evidenziata la necessità di un secondo intervento, per un fibroma benigno ma voluminoso, dolorosissimo (facevo le gare di danza con la pancera contenitiva), e soprattutto suscettibile di trasformarsi da un momento all’altro in qualcosa di molto, molto brutto: scoprii allora che noi fortunate signore con carcinoma mammario abbiamo possibilità doppie rispetto alle altre donne di sviluppare anche tumori maligni all’apparato riproduttivo. Ma il pensiero di asportare tutti gli organi femminili mi era insopportabile ed entrai in una profonda crisi: dicevo che non mi sarei più sentita una donna, che “non avrei più trovato la danza dentro di me”, non avrei più provato desiderio di tutte le belle cose artistiche e culturali che mi appassionano ma avrei sentito soltanto vergogna. Ci tengo a raccontarlo, per le sorelle che si trovassero nella stessa situazione.

Ebbi per una volta l’umiltà di farmi aiutare psicologicamente e mi fecero capire che la bellezza, fecondità, creatività, sacralità della donna rimangono in lei, al di là della presenza o meno di organi-simbolo, perché al di là della materia noi siamo luce.

E così appena uscita dall’ospedale indossai un abito bianco, per sentirmi in questa luce, e me ne andai da sola in treno a Milano al convegno storico di ADA Danze Antiche su danza e potere al tempo degli Sforza: segnò il mio ritorno alla vita. A un mese e mezzo dall’intervento danzai durante un evento dell’Ottobre in Rosa e qualche giorno dopo ripresi le lezioni di danza.

Ed è stata ancora la danza ad aiutarmi nel periodo del lockdown, soprattutto nei giorni più duri quando ho perso vari amici per la malattia o per la disperazione.

In questi tre anni mi son fatta una piccola cultura sui benefici della danza a livello fisico e psichico, sia per chi è sano, sia per chi è già incorso in problemi anche gravi. Per noi “signore del nastro rosa” l’attività fisica moderatamente intensa come la danza è dimostrato che aiuti a prevenire le recidive: contribuisce al controllo del peso e alla regolazione della produzione di insulina, aiuta il sistema cardiocircolatorio spesso danneggiato dai farmaci, nelle giuste dosi combatte la fatigue e cioè la spossatezza indotta dalla chemioterapia (che danneggia i muscoli); il senso di gioia e appagamento oltre al movimento in sé stimolano le difese immunitarie e alzano il tono dell’umore. Per chi come me è sottoposto a cura ormonale, la danza aiuta a combattere i vari effetti collaterali indotti dalla famosa “pastiglia dei cinque anni”: dolori articolari, ritenzione idrica e aumento di peso (e il grasso è pericoloso perché può essere trasformato in ormoni, che andrebbero ad attivare eventuali cellule cancerose ancora presenti), difficoltà di concentrazione e di memorizzazione…

Sì, perché la danza è un valido sussidio anche in altre patologie (gli esercizi di danza per le braccia di cui parlavo sono applicabili anche in caso di interventi ortopedici o fratture, ad esempio), e in particolare nelle malattie neurologiche: uno studio di un centro universitario tedesco ha dimostrato la superiorità della danza su altri tipi di allenamento “ripetitivo” e non creativo, per frenare le malattie neurodegenerative, migliorando la concentrazione, la memoria, l’equilibrio. L’ideale sarebbe, diceva lo studio, cambiare stile e coreografia ogni due settimane, per meglio stimolare l’attività cerebrale.

E poi si moltiplicano le ricerche e i contributi sull’aiuto psicologico costituito da danza, musica e tutto quanto è bellezza, stimolando la produzione degli ormoni del benessere, e semplicemente suscitando gioia e interesse per le meraviglie della vita. Io posso testimoniare quanto abbia significato per me, per ritrovare la mia femminilità, per sentirmi di nuovo parte del flusso della vita, della bellezza del mondo.

Calendario dell’Avvento – Tanti mondi, un Natale


Grazie alla socia Laura Antonaz per questo dono natalizio!

Calendario dell’Avvento – Tanti mondi, un Natale

J.S. Bachdalla Cantata “Schwingt freudig euch empor” BWV 36: Corale n. 2 per soprano e contralto “Nun komm, der Heiden Heiland”con I Barocchisti: Laura Antonaz soprano, Lucia Cirillo contralto, Fiorenza De Donatis violino, Pierluigi Fabretti oboe d’amore, Giulia Genini fagotto, Diego Fasolis, organo “Nun Komm, der Heiden Heiland” (Vieni ora, salvatore dei pagani) recita il testo iniziale del Duetto corale per soprano e contralto, primo fra i Corali che compongono la Cantata di Johann Sebastian Bach composta a Lipsia nel 1731 per la prima domenica di Avvento. Il tema del Corale si rifà a un canto gregoriano medioevale che venne in seguito codificato da Lutero nel suo celebre Geistliches Gesangbüchlein (1524). L’abbiamo ascoltato nell’esecuzione del soprano Laura Antonaz, del contralto Lucia Cirillo e de I Barocchisti Fiorenza De Donatis (violino di spalla), Pierluigi Fabretti (oboe d’amore), Giulia Genini (fagotto) e Diego Fasolis (organo).

Potete ascoltare la cantata a questo link:
https://www.rsi.ch/play/tv/-/video/schwingt-freudig-euch-empor?urn=urn:rsi:video:13658650

 

 

Danza classica indiana Maria Luisa Sales

Con piacere condividiamo questo interessante video di Danza indiana classica, a cura di Maria Luisa Sales, realizzato per l’Associazione Jayavidya, progetto di Meskalila Nunzia Coppola, la cui collaborazione con entrambe le studiose, continua con ADA Danze Antiche in uno scambio culturale prezioso e costruttivo. Grazie!

Danza storica: Intervista al ballerino Marco Bendoni

Intervista a Marco Bendoni, ballerino e specialista di danza storica

La danza nobile del rinascimento italiano non è solo un mero esercizio di stile, ma anche di conoscenza e armonizzazione della relazione con sé stesso e con gli altri.

L’approccio a queste danze non è fatto solo di preparazione e fisica e armonia nel gesto quindi, ma è anche necessaria la capacità di imparare a riconoscere il moto dell’anima e le sue difficoltà a mostrarsi in maniera limpida, cosi come le conoscenze necessarie per veicolare, ciò che si apprende danzando, verso un’armonia che ci avvicina sempre più al proprio spirito.

Per quanto mi riguarda un danzatore di oggi che si avvicina alla danza antica deve fare un vero e proprio percorso all’indietro nel tempo per cercare di accogliere in sé i precetti filosofici e spirituali che animavano i cuori di quel tempo.

La preparazione del corpo fisico, soprattutto riferendomi al XV secolo, necessita di un atto intenzionale chiaro e, osservando l’iconografia del tempo, bisogna lasciarsi penetrare da quelle posture…, come ad esempio guardando i corpi delle tre Grazie nella Primavera del Botticelli e fare in modo che il mio corpo le riproduca copiando, senza interferire troppo con il pensiero, ma lasciando emergere quello che la memoria legata al corpo sa…

Aderire a queste forme semplici, silenziosi nella mente e coscienti di ogni parte dell’insieme del corpo, così come accogliere in sé una certa umiltà e gratitudine, permetterà allora che il miracolo avvenga; diventiamo rappresentanti autentici di un periodo intenso di sviluppo di armonia e bellezza, com’è stato portatore il Rinascimento italiano nel mondo.

Nel momento stesso in cui mi ritrovo a ballare queste danze antiche diventa evidente che c’è una netta differenza percettiva man mano che cambia il periodo storico rinascimentale e dunque anche i passi e le coreografie. Mi riferisco al primo rinascimento (il periodo che va dal 1450 al 1520 circa) e quello del tardo Cinquecento fino al 600 inoltrato.

Per le danze del Quattrocento sono pochi i movimenti tecnici da apprendere, ma col il tempo ho capito che se volevo ballarli bene, dovevo abitarli con una presenza che accogliesse profondamente il moto dell’anima. Se, ad esempio, il mio cuore batte forte perché spesso incontro gli occhi dei miei compagni di ballo e non riesco a gestire l’emozione che ne scaturisce, così come nell’essere guardato da un pubblico più o meno numeroso che risveglia in me una certa ansia, il mio danzare invece di portare gioia serenità e armonia, si rivela una sorte di incubo che mira solo all’immagine di sé e che trasforma in negativo l’esperienza di tutti i danzatori, compreso l’eventuale pubblico. Devo allora imparare a gestire il mio mondo emozionale accogliendo ed riequilibrando le sue manifestazioni. Ispirarsi a quei principi filosofici che permearono il Rinascimento italiano che pose al centro l’essere umano e la sua possibilità di elevazione attraverso quelle qualità superiori quali misura, temperanza, misericordia, serenità, gioia, armonia e amore che porgono le stesse Muse inspiratrici di tutte le Arti.

Nelle danze del Cinquecento, invece, ho bisogno di essere più tecnico e quindi di studiare i passi che cominciano a complicarsi con salti e giri e miriadi di questi passi messi in sequenze sempre più complicate. Questo fa sì che diventi molto concentrato su me stesso e meno preoccupato dell’incontro con l’altro: quasi non lo vedo…, sono presente, invece, totalmente alle mie sensazioni fisiche e molto meno ai moti dell’anima; inoltre sviluppo una certa vanità rispetto alla mia bravura tecnica e al moto di stupore del pubblico. Ovviamente ciò non toglie niente alla soddisfazione che provo a dar sfogo al mio umore sanguigno danzando  un ballo lungo e complesso come sono spesso, appunto, quelli del Cinquecento.