Hildegard von Bingen a cura di Ida Garzonio

Potete ascoltare la conversazione dotta su Ildegarda di Bingen a cura della prof.ssa Ida Garzonio qui sopra indicata: buon ascolto!

Ildegarda di Bingen (in tedesco Hildegard von Bingen; Bermersheim vor der Höhe, 1098 – Bingen am Rhein, 17 settembre 1179) è stata una monaca cristiana, scrittrice, mistica e teologa tedesca. Suora benedettina, è venerata come santa dalla Chiesa cattolica; nel 2012 è stata dichiarata dottore della Chiesa da papa Benedetto XVI.[

Donna dai numerosi talenti, nella sua vita fu noltre profetessa, guaritrice, erborista, naturalista, cosmologa, filosofa, artista, poetessa, drammaturga, musicista, linguista e consigliera politica

Nacque, ultima di dieci fratelli, a Bermersheim vor der Höhe, vicino ad Alzey, nell’Assia Renana, nell’estate del 1098, un anno prima che i crociati conquistassero Gerusalemme.

Le visioni di Ildegarda sarebbero iniziate in tenera età e avrebbero contrassegnato tutta la sua esistenza. All’età di otto anni, a causa della sua cagionevole salute, era stata messa nell’Abbazia di Disibodenberg dai nobili genitori, Ildeberto e Matilda di Vendersheim, dove fu educata da Jutta (o Giuditta) di Sponheim, giovane aristocratica ritiratasi in monastero. Prese i voti tra il 1112 e il 1115 dalle mani del vescovo Ottone di Bamberga.

Ildegarda studiò sui testi dell’enciclopedismo medievale di Dionigi l’Areopagita e Agostino. Iniziò a parlare, e a scrivere, delle sue visioni (che definiva «visioni non del cuore o della mente, ma dell’anima») solo intorno al 1136, quando aveva ormai quasi quarant’anni. Alla morte di Giuditta, Ildegarda le succedette come magistra (ovvero priora) della comunità col consenso delle poche consorelle, che allora facevano parte del monastero maschile di san Disibodo.

Pochi anni dopo, per far fronte al crescente numero di novizie,[ si trasferì nella comunità femminile del monastero di Rupertsberg da lei stessa fondato nel 1150 a Bingen, intitolato a san Ruperto (del quale scrisse l’unica biografia esistente), le cui rovine verranno rimosse nel 1857 per far posto a una ferrovia. Si dice facesse vestire sfarzosamente le consorelle, adornandole con gioielli, per salutare con canti le festività domenicali. Nella sua visione religiosa della creazione, l’uomo rappresentava la divinità di Dio, mentre la donna idealmente personificava l’umanità di Gesù. Nel 1165 fonderà un’altra abbazia, tuttora esistente e floridissimo centro religioso-culturale, ad Eibingen, sul lato opposto del Reno. L’abbazia è visitabile, e nella chiesa si possono ammirare gli affreschi che ritraggono i momenti salienti della vita di Ildegarda e i segni straordinari che accompagnarono il momento del suo trapasso, avvenuto il 17 settembre 1179.

Nell’arco di una dozzina di anni, tra la fine del 1159 e il 1170, compì quattro viaggi pastorali, predicando nelle cattedrali i Colonia, Treviri, Liegi, Magonza, Metz e Würzburg.

Danzare con le nacchere

Le nacchere hanno radici antiche, già nel III millennio a.C. si trovavano nell’antico Egitto strumenti simili fatti di avorio, legno, osso o metallo che venivano utilizzati per riti sacri o accompagnare le danze. Nella Grecia e Roma antiche era usato il crotalo, il cui aspetto era più simile alle nacchere rispetto a quello dei suddetti strumenti egiziani. L’origine delle prime nacchere a forma di conchiglia sono incerte, e fonti attendibili indicano che potrebbero essere state create in Spagna o nell’Italia meridionale. Sono raffigurate in un affresco dell’XI secolo in Spagna. Una versione rettangolare a tre elementi con un manico era usata nel XIII secolo dai giocolieri e dai lebbrosi per avvisare la popolazione della loro presenza.

Una versione simile chiamata Britsche fu descritta nel 1511 da Sebastian Virdung. Nel XVI secolo le nacchere e la chitarra accompagnavano la danza sarabanda e divennero conosciute in tutta la Francia. Furono suonate nel 1608 per il matrimonio di Cosimo de’ Medici. Nel suo Harmonie Universelle del 1637, Marin Mersenne sostenne che erano utilizzate in Spagna e ne diede una descrizione dettagliata. In un suo libro del 1722, Filippo Bonanni descrisse uno strumento molto simile alle nacchere moderne. Con gli antichi nomi castañetas e castanyoles si diffusero particolarmente in Andalusia per accompagnare danze tradizionali fino a diventare uno strumento nazionale spagnolo.

WKO-ADA ha promosso recentemente un corso online “Danzare con le nacchere” per poter iniziare a conoscere meglio questo bellissimo piccolo strumento che potrà arricchire anche la danza.
Docente straordinaria è Ludovica Mosca che qui, nella foto, vediamo con la nostra socia, soprano e pianista, Olga Miracle e che vi invitiamo ad ascoltare in un bolero di grande bravura e stile.

21 marzo 2021 – Primavera

Buona Primavera!

Inseriamo qui vari apporti dei soci per questa giornata che apre la porta alle delicate corolle che imbiancano prati e colline e ai profumi che ci attraversano, leggeri, tra siepi fiorite…

Il calendario Gregoriano incide nella data in cui ricorre l’equinozio di primavera, dal momento che non corrisponde precisamente alla durata di una rotazione della Terra attorno al Sole che è di 365,2422 giorni (mentre il calendario ne considera solo 365). Per compensare questa lieve differenza sono stati introdotti gli anni bisestili: ogni 4 anni febbraio è di 29 giorni ma questa soluzione crea un nuovo squilibrio che va ad anticipare l’equinozio di primavera (o posticiparlo) di un giorno. In generale, tuttavia, salvo casi eccezionali la stagione di primavera inizia sempre il 20 marzo. Durante questo evento si verificano spettacoli spesso unici che portano a veri e propri giochi di luce. Il caso più emblematico è quello di Stonehenge, nel Regno Unito, dove i raggi durante l’equinozio si infiltrano attraverso i megaliti. Effetti stupefacenti si registrano anche monte Torhatten, in Norvegia, dove i raggi solari si allineano con un tunnel della montagna lungo 160 metri. In Italia uno dei luoghi magici al Pantheon di Roma dove la parte alta della porta di entrata viene illuminata nel momento in cui il Sole è più alto nel cielo.

Attorno agli equinozi di primavera si rincorrono poi diverse leggende e miti, come quello spagnolo che vede la presenza di fate alte 15 centimetri e che si prendono cura delle foreste comunicando con la vegetazione danneggiata e gli animali feriti. Secondo la mitologia, durante la notte dell’equinozio di primavera popolano le colline danzando fino all’alba.

Ecco la Primavera di Francesco Landini cantata qui da Enea Sorini

 

Un altro apporto fiorentino…

Sfide Caviardage…la primavera di Laura Gallotta
di fiori si adorna
veste di verde trifoglio
con bordature d’incanto
e riflessi argentei
Ha una borsa
di stelle
per avvicinare gli opposti,
la dualità del giorno.
La sua dolce gioia
è portatrice di luce
LUCE contro buio

Giselle e le Villi…

Il suono fatato di Chopin per il valzer di primavera…

Primavera fa di nuovo sventolare
la sua sciarpa azzurra per l’aria;
dolci, note fragranze
percorrono presaghe la campagna.
Già sognano le violette
ben presto di dischiudersi.
– Senti, da lungi quel lieve suono d’arpa!
Primavera sei proprio tu, ti ho riconosciuto!
[Eduar Möricke]

L’intramontabile Primavera di Vivaldi (violino barocco Davide Monti)

 

Danze del Quattrocento
ADA Danze Antiche a Glastonbury per l’Equinozio di Primavera 2009
I ringraziamenti del Chalice Well
2009_Chalice_ringraziamenti

 

Indimenticabile Le sacre du printemps: Danse sacrale. Musica di Igor Strawinsky, Coreografia di Maurice Béjart. Qui il link per rivederlo:

e ancora le Sacre nella fantastica esecuzione di…

Ma anche la Giornata della Poesia, qui con la nostra socia italo-australiana Patrizia Burely Lombardi

https://youtu.be/h4kqjFUwhD4

Festival della Poesia

Festival della Poesia di Monza II Edizione on line

E la dolce e intensa Meditazione per l’Equinozio di Primavera di Paola Lomi

E tra pochi giorni ricordamio il compleanno dell’eccelso  J.S. Bach qui cantato dal soprano Laura Antonaz,:
J.S. Bach – Aria del Soprano “Auch mit gedämpften, schwachen Stimmen”

 

 

 

 

19 Marzo – San Giuseppe

Abbiamo raccolto diversi spunti sulla figura di Giuseppe, questo padre non padre, compagno di viaggio di un cammino insolito e sacro, nobile e tenero Santo, protettore dei lavoratori e della buona morte, ma anche Principe dei Sogni venduto dai fratelli, e personaggio biblico di riferimento nei meraviglioso arazzi commissionati da Cosimo I de’ Medici tra il 1545 e il 1553 per la Sala de’ Dugento, ecc.

Guido Reni – San Giuseppe

 

 

SAN GIUSEPPE, IL “DISOBBEDIENTE” CHE SI PRESE CURA DI GESÙ dal biblista e cardinale Gianfranco Ravasi. Leggi qui l’articolo, cliccando per aprire il pdf: SAN GIUSEPPE 19 marzo

 

Il principe dei sogni. Gli arazzi di Giuseppe ebreo

nella poesia di Stefano Raimondi:

Il sogno di Giuseppe – Stefano Raimondi

nelle canzoni:

 

e per i bambini:

Giuseppe il re dei sogni- Giuseppe venduto dai fratelli

Dante – Inferno – I Conversazione

DANTE 2021
OSCURITà e LUCE
GRIDA e CANTO
MOVIMENTO e DANZA
Tre conversazioni condotte da Marina Gelmetti
Voce recitante l’attrice Margò Volo

 

Prima Conversazione 14 marzo 2021
Audio della prima parte

Audio della seconda parte

  

Emilio e Joyce Lussu Politeama Tolentino 13 marzo 2021

EMILIO E JOYCE LUSSU

https://www.wunderkammerorchestra.com/eventi/emilio-e-joyce-lussu-tra-impegno-e-liberta

WunderKammerOrchestra in collaborazione con il Centro Sociale Culturale Sardo di Milano, insieme per ricordare Emilio e Joyce Lussu, questo sabato 13 marzo 2021 alle ore 18:00, Politeama di Tolentino.

 

Per rivedere il concerto: https://fb.watch/4fh-BfLbey/

Evento trasmesso in streaming, per collegarsi:
facebook.com/wunderkammerorchestra
yuotube.com/channel/wunderkammerorchestra

ALESSANDRA SALAMIDA  voce recitante
Un anno sull’Altipiano di Emilio Lussu
e altri contributi di Joyce Lussu
SAMUEL TANCA pianoforte
Musiche di:
Ennio Porrino
Lao Silesu
Franco Oppo
RAFFAELE DAMEN fisarmonica
Musiche di:
Bruno Mantovani
Benjamin de Murashkin

http://www.centrosocialeculturalesardo.it/i-servizi/tutti-i-servizi/53-emilio-e-joyce-lussu-contributi-letterari-e-musicali

https://www.politeama.org/eventi-in-programma/emilio-e-joyce-lussu-spettacolo-musicale-letterario-evento-online/

https://www.ilcittadinodirecanati.it/notizie-territorio-marche/61420-wunderkammer-orchestra-presenta-a-tolentino-emilio-e-joyce-lussu-tra-impegno-e-liberta

8 Marzo 2021 – La Triplicità delle Grazie – Chiara Gelmetti

BUON 8 MARZO!

Per festeggiare l’8 marzo 2021, dedico a tutte le socie WKO-ADA, alle donne e ai loro compagni, figli e amici, questo video sulle Grazie, affinché siano  gentilezza e grazia le armi di domani, a proporre una lieve e potente rinascenza…

Ringrazio inoltre di cuore l’amica e socia, nonchè Presidente dell’Associazione culturale Jayavidya, per avermi invitata al ciclo di Conversazioni online di Jayavidya, sollecitandomi questo titolo.
Il video viene presentato oggi in anteprima su questo sito e sarà visibile sui media Jayavidya dal 14 marzo prossimo.

Ho registrato questo video quest’anno, prima dell’avvenuta fusione con WKO, dunque mi scuso se cito, qui, solo ADA. Ma a tutti voi di WKO-ADA è dedicato questo mio piccolo lavoro.
 Chiara Gelmetti

La danza delle Grazie WKO-ADA per il FAI 4 marzo 2021

La danza delle Grazie
una conversazione a cura di Chiara Gelmetti

4 marzo 2021 ore 18:30

FAI Fondo Ambiente Italiano

Tracce del mito delle Grazie nella coreologia rinascimentale e nel pensiero cortese della seconda metà del Quattrocento attraverso la figura di Ippolita Maria Sforza che, donna di potere e abilità diplomatica , fece della Grazia e della Danza un medium efficace per tessere relazioni delicate e importanti nella penisola, garantendo un legame stretto e amicale tra il regno Aragonese in Italia e la corte milanese-pesarese Sforzesca, nonchè messaggera di pace e signataria dell’asse MILANO-FIRENZE.NAPOLI.

Il cortigiano Antonio Cornazano le dedica il suo libro “Arte del danzare” e Guglielmo Ebreo da Pesaro, il più noto maestro di danza del Rinascimento italiano, di cui si è festeggiato nel 2020 il sesto centenario dalla nascita, la cita più volte per l’abilità e la grazia dell’arte del danzare.

https://www.fondoambiente.it/eventi/la-danza-delle-grazie-ippolita-maria-sforza-tra-grazia-e-potere

Concorso San Valentino 2021 – ADA Montefeltro

Come ogni anno – ormai da molti anni una tradizione lega ADA Montefeltro alla Rocca di Gradara e alle note vicende del V canto della Divina Commedia dantesca – abbiamo celebrato San Valentino 2021 in questa piattaforma virtuale, senza poter, purtroppo, abbinare una performance di danza, come sempre fu consuetudine gli anni passati.

Non abbiamo però rinuciato a festeggiare questa ricorrenza con l’aiuto di Laura Gallotta, referente ADA Montefeltro, docente e riferimento del metodo di scrittura poetica Caviardage,  che aveva  già organizzato parte delle e collaborato alle attività di questa giornata speciale a Gradara, la quale ha organizzato quest’anno il Concorso Ciò che gli occhi non sanno che propone, ai nostri soci, la creazione di un’opera visiva e illustrata, tra il/i particolare/i di un’immagine e le parole che lo colgono  e naturalmente aspicando di tornare presto a danzare a Gradara.

Qui la locandina con i termini della partecipazione al Concorso.
Ciò che gli occhi non sanno 14feb2021

Qui le opere giunte, precedute da qualche storica locandina dei San Valentini passati…: Concorso San Valentino Opere

Ieri sera la giuria, composta da Laura Gallotta,  Chiara Gelmetti e l’artista Mauro Drudi, dopo difficile scelta (tutte le opere per un verso o per l’altro risultano così diverse e interessanti nella loro forma compositiva,  narrativa, nelle immagini scelte  e nell’estetica complessiva), ha decretato

Vincitrice del Concorso Ciò che gli occhi non sanno: Luisa del Vecchio
per la corposità  testuale che contralta la leggerezza dell’immagine, per la narrazione  di un sentimento che evolve nel tempo e la sua intima condivisione.

Inoltre è stato attribuito un secondo Premio Simpatia ad Antonietta Boaretto per la creatività accattivante, la tonalità ironica e storicamente puntuale della narrazione e l’immagine della simpaticissima donzella-ortaggio che ha ideato per amore…

 

 

 

 

Qui sotto le altre opere giunte:

Fuori Concorso:

E a presto per danzare insieme a Gradara!

Ricordando Antonia Pozzi con Antonetta Carrabs 13feb2021

Abbiamo ricordato Antonia Pozzi con Antonetta Carrabs nel 109esimo anniversario della nascita:  Antonia Pozzi Antonetta Carrabs 13feb2021

Ecco la presentazione della Conversazione su Antonia Pozzi da parte del poeta Antonetta Carrabs, direttrice della collana PoesiaPress (NemaPress Edizioni)

Antonia Pozzi e Antonetta Carrabs (Per Antonia) recitati dall’attrice Mara Gualandris

Qui potete rivedere il video della conversazione online con Antonetta Carrabs, Neria De Giovanni, Roberto Porroni, Chiara Gelmetti e le attrici Mara Gualandris e Alessandra Salamida:

https://quaderni-di-poesia9.webnode.it/chi-sono/

https://www.portaleletterario.net/rubriche/anniversari-di-redazione/1656/da-poeta-a-poeta–antonia-pozzi-nel-ricordo-di-antonetta-carrabs-?fbclid=IwAR1NU7FxxpF6fcVv5bKrjA9FuAEOqERQRgdT2uEiMcmpkt0FW5yrluDbOTg

ANTONIA POZZI (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938)

Quando Antonia Pozzi nasce è martedì 13 febbraio 1912: bionda, minuta, delicatissima, tanto da rischiare di non farcela a durare sulla scena del mondo; ma la vita ha le sue rivincite e … … Antonia cresce: è una bella bambina, come la ritraggono molte fotografie, dalle quali sembra trasudare tutto l’amore e la gioia dei genitori, l’avvocato Roberto Pozzi, originario di Laveno, e la contessa Lina, figlia del conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana e di Maria Gramignola, proprietari di una vasta tenuta terriera, detta La Zelata, a, Bereguardo. Il 3 marzo la piccola viene battezzata in San Babila ed eredita il nome del nonno, primo di una serie di nomi parentali (Rosa, Elisa, Maria,Giovanna, Emma), che indicherà per sempre la sua identità. Antonia cresce, dunque, in un ambiente colto e raffinato: il padre avvocato, già noto a Milano; la madre, educata nel Collegio Bianconi di Monza, conosce bene il francese e l’inglese e legge molto, soprattutto autori stranieri, suona il pianoforte e ama la musica classica, frequenta la Scala, dove poi la seguirà anche Antonia; ha mani particolarmente abili al disegno e al ricamo. Il nonno Antonio è persona coltissima, storico noto e apprezzato del Pavese, amante dell’arte, versato nel disegno e nell’acquerello. La nonna, Maria, vivacissima e sensibilissima, figlia di Elisa Grossi, a sua volta figlia del più famoso Tommaso, che Antonia chiamerà “Nena” e con la quale avrà fin da bambina un rapporto di tenerissimo affetto e di profonda intesa. Bisogna, poi, aggiungere la zia Ida, sorella del padre, maestra, che sarà la compagna di Antonia in molti suoi viaggi; le tre zie materne, presso le quali Antonia trascorrerà brevi periodi di vacanza tra l’infanzia e la prima adolescenza; la nonna paterna, Rosa, anch’essa maestra, che muore però quando Antonia è ancora bambina. Nel 1917 inizia per Antonia l’esperienza scolastica: l’assenza, tra i documenti, della pagella della prima elementare, fa supporre che la bimba frequenti come uditrice, non avendo ancora compiuto i sei anni, la scuola delle Suore Marcelline, di Piazzale Tommaseo, o venga preparata privatamente per essere poi ammessa alla seconda classe nella stessa scuola, come attesta la pagella; dalla terza elementare, invece, fino alla quinta frequenta una scuola statale di Via Ruffini. Si trova, così, nel 1922, non ancora undicenne, ad affrontare il ginnasio, presso il Liceo-ginnasio “Manzoni”, da dove, nel 1930, esce diplomata per avventurarsi negli studi universitari, alla Statale di Milano.

Gli anni del liceo segnano per sempre la vita di Antonia: in questi anni stringe intense e profonde relazioni amicali con Lucia Bozzi ed Elvira Gandini, le sorelle elettive, già in terza liceo quando lei si affaccia alla prima; incomincia a dedicarsi con assiduità alla poesia, ma, soprattutto, fa l’esperienza esaltante e al tempo stesso dolorosa dell’amore. È il 1927: Antonia frequenta la prima liceo ed è subito affascinata dal professore di greco e latino, Antonio Maria Cervi; non dal suo aspetto fisico, ché nulla ha di appariscente, ma dalla cultura eccezionale, dalla passione con cui insegna, dalla moralità che traspare dalle sue parole e dai suoi atti, dalla dedizione con cui segue i suoi allievi, per i quali non risparmia tempo ed ai quali elargisce libri perché possano ampliare e approfondire la loro cultura. La giovanissima allieva non fatica a scoprire dietro l’ardore e la serietà, nonché la severità del docente, molte affinità: l’amore per il sapere, per l’arte, per la cultura, per la poesia, per il bello, per il bene, è il suo stesso ideale; inoltre il professore, ha qualcosa negli occhi che parla di dolore profondo, anche se cerca di nasconderlo, e Antonia ha un animo troppo sensibile per non coglierlo: il fascino diventa ben presto amore e sarà un amore tanto intenso quanto tragico, perché ostacolato con tutti i mezzi dal padre e che vedrà la rinuncia alla “vita sognata” nel 1933, “non secondo il cuore, ma secondo il bene”, scriverà Antonia, riferendosi ad essa. In realtà questo amore resterà incancellabile dalla sua anima anche quando, forse per colmare il terribile vuoto, si illuderà di altri amori, di altri progetti , nella sua breve e tormentata vita.
Nel 1930 Antonia entra all’Università nella facoltà di lettere e filosofia; vi trova maestri illustri e nuove grandi amicizie: Vittorio Sereni, Remo Cantoni, Dino Formaggio, per citarne alcune; frequentando il Corso di Estetica, tenuto da Antonio Banfi, decide di laurearsi con lui e prepara la tesi sulla formazione letteraria di Flaubert, laureandosi con lode il 19 novembre 1935. In tutti questi anni di liceo e di università Antonia sembra condurre una vita normalissima, almeno per una giovane come lei, di rango alto-borghese, colta, piena di curiosità intelligente, desta ad ogni emozione che il bello o il tragico o l’umile suscitano nel suo spirito: l’amore per la montagna, coltivato fin dal 1918, quando ha incominciato a trascorrere le vacanze a Pasturo, paesino ai piedi della Grigna, la conduce spesso sulle rocce alpine, dove si avventura in molte passeggiate e anche in qualche scalata, vivendo esperienze intensissime, che si traducono in poesia o in pagine di prosa che mettono i brividi, per lo splendore della narrazione e delle immagini; nel 1931 è in Inghilterra, ufficialmente per apprendere bene l’inglese, mentre, vi è stata quasi costretta dal padre, che intendeva così allontanarla da Cervi; nel 1934 compie una crociera, visitando la Sicilia, la Grecia, l’Africa mediterranea e scoprendo, così, da vicino, quel mondo di civiltà tanto amato e studiato dal suo professore e il mondo ancora non condizionato dalla civiltà europea, dove la primitività fa rima, per lei, con umanità; fra il 1935 e il 1937 è in Austria e in Germania, per approfondire la conoscenza della lingua e della letteratura tedesca, che ha imparato ad amare all’Università, seguendo le lezioni di Vincenzo Errante, lingua che tanto l’affascina e che la porta a tradurre in italiano alcuni capitoli di “Lampioon”, di M. Hausmann. Intanto è divenuta “maestra” in fotografia: non tanto per un desiderio di apprenderne la tecnica, aridamente, quanto perché le cose, le persone, la natura hanno un loro sentimento nascosto che l’obiettivo deve cercare di cogliere, per dar loro quell’eternità che la realtà effimera del tempo non lascia neppure intravedere. Si vanno così componendo i suoi album, vere pagine di poesia in immagini. Questa normalità, si diceva, è, però, solamente parvenza. In realtà Antonia Pozzi vive dentro di sé un incessante dramma esistenziale, che nessuna attività riesce a placare: né l’insegnamento presso l’Istituto Tecnico Schiaparelli, iniziato nel ‘37 e ripreso nel ’38; né l’impegno sociale a favore dei poveri, in compagnia dell’amica Lucia; né il progetto di un romanzo sulla storia della Lombardia a partire dalla seconda metà dell’Ottocento; né la poesia, che rimane, con la fotografia, il luogo più vero della sua vocazione artistica. La mancanza di una fede, rispetto alla quale Antonia, pur avendo uno spirito profondamente religioso, rimase sempre sulla soglia, contribuisce all’epilogo: è il 3 dicembre del 1938.

Lo sguardo di Antonia Pozzi, che si era allargato quasi all’infinito, per cogliere l’essenza del mondo e della vita, si spegne per sempre mentre cala la notte con le sue ombre viola.

Onorina Dino

Biografia tratta da Antonia Pozzi. Nelle immagini l’anima: antologia fotografica,
a cura di Ludovica Pellegatta e Onorina Dino, Ancora, Milano 2007