Giorgio Mainerio – I due Maestri – Primo Libro de’ Balli

Ringraziamo Sandra Cossi e i Dramsam per questa bella condivisione, dove potremo anche rivedere i nostri docenti Bruna Gondoni e Marco Bendoni danzare…

Mainerio nacque a Parma nel 1535 da un padre di probabile origine scozzese (a suffragio di questa ipotesi è il fatto che Giorgio firmasse scrivendo Mayner). La sua educazione contemplò lo studio della musica, ma non intraprese subito la carriera musicale, giacché nel 1560, con la qualifica di presbitero, concorse ad un posto di cappellano e altarista nella chiesa udinese di Santa Maria Annunziata.

Mainerio visse ad Udine tra il 1560 e il 1570; qui, grazie alle conoscenze musicali già acquisite ed agli insegnamenti di due locali contrappuntisti, Gabriele Martinengo (maestro di cappella dal 1562 al 1567) e Ippolito Chiamaterò (maestro di cappella dal 1567 al 1570), realizzò l’idea di intraprendere la carriera musicale, che lo avrebbe portato più facilmente ad una sistemazione economica.

Non più di tre anni dopo l’inizio della sua permanenza a Udine cominciò ad essere incuriosito da scienze e pratiche occulte (astrologia, magia, necromanzia) e si vociferava che partecipasse in compagnia di alcune donne a strani riti notturni. Il tribunale aquileiese dell’Inquisizione avviò a tal proposito un’indagine istruttoria in vista di un regolare processo, ma il caso fu cassato perché non si venne a sapere nulla di più di quello che il tribunale già sapesse per pubblica fama. Tuttavia, anche dopo la chiusura del caso giudiziario per il musicista risultò sempre più evidente la difficoltà che aveva nei rapporti col personale del Capitolo di Udine e decise, dopo aver provveduto da tempo a candidarsi per il concorso per un impiego nella Basilica Patriarcale di Aquileia, di sciogliere parzialmente ed anzitempo il rapporto che lo legava all’istituzione ecclesiastica udinese, motivando tale decisione con “impellenti se pur oneste cause”.

Trasferitosi ad Aquileia dopo aver superato il concorso che gli fece trovare impiego, Mainerio andò a risiedere nell’antico centro del Patriarcato, luogo più isolato e tranquillo del centro cittadino.

Nel 1578 divenne “Maestro di Capella della S. Chiesa d’Aquilegia” e negli ultimi anni della sua vita, resi difficili da una salute non più perfetta, il musicista si esonerò spesso dall’obbligo del coro per viaggi alla volta di Venezia, Ancona e di qualche centro di cure termali. La notizia del suo decesso fu data nella seduta del Capitolo convocata il 4 maggio 1582.

Mainerio scrisse principalmente opere di carattere sacro ma pubblicò anche una raccolta di canti e balli profani di origine e d’uso popolari, Il primo libro de’ balli.

Il primo libro de’ balli accomodati per cantar et sonar d’ogni sorte de instromenti di Giorgio Mainerio Parmeggiano Maestro di Capella della S. Chiesa d’Aquilegia fu stampato da Angelo Gardano a Venezia nel 1578.

La sua opera più nota è forse il brano Schiarazula marazula, ripreso dal cantautore Angelo Branduardi nel suo album La pulce d’acqua.

 

Il Coro degli Amici del Loggione del Teatro alla Scala di Milano

Risultato immagini per amici del Loggione del Teatro alla Scala di Milano

Cari Amici di ADA, vi auguro una buona settimana con le note del “mio” coro (Amici del Loggione del Teatro alla Scala https://www.amiciloggione.it/il-coro/ )  e la forza espressiva del finale del Guglielmo Tell… …..che possa evocare stati d’animo desiderati, sogni ed emozioni…
Buon ascolto
Pierangela

https://youtu.be/9HeZ-HYDxpA  

Finale del Guglielmo Tell – Teatro Dal Verme – Coro e orchestra degli Amici del Loggione del Teatro alla Scala- Direttore M° Filippo Dadone

https://youtu.be/SldWXffmHdc

Omaggio a Rossini, concerto dal Cantiere-evento del teatro Lirico di Milano -Venerdì 22 giugno 2018

I rumori di trapani, martelli, levigatrici e scalpelli del cantiere del Teatro Lirico hanno ceduto il posto alle voci del Coro degli Amici del Loggione del Teatro alla Scala e alle note di venticinque maestri d’orchestra per il concerto Omaggio a Rossini.
Direttore M° Filippo Dadone

Machaut – La mia fine è il mio inizio

Ma fin est mon commencement (La mia fine è il mio inizio) del compositore francese Guillaume de Machaut, un sofisticato canone in cui le note e le voci si incastrano e si riflettono tra loro come in uno specchio, dando vita ad una sorta di musica infinita e reversibile.

Ringraziamo Lucio Paolo Testi per questa visione e buon ascolto!
qui sotto al link.

Figli della Techne da Mauro Drudi

Siamo figli della techne, un’immagine per tutte, la scimmia antropomorfa di Kubrick in “2001, odissea nello spazio” che, brandendo un osso, prende il sopravvento sull’animale rivale. Senza techne – l’osso usato come una mazza – l’uomo non esisterebbe, la scimmia non si sarebbe evoluta. L’evoluzione dell’uomo è l’evoluzione della techne – l’età della pietra, quella del fuoco, poi del ferro e così via, fino alla rivoluzione industriale, all’era atomica…; e all’età della televisione e del computer. Nella scintilla che rappresenta la storia dell’umanità rispetto all’universo, la techne ha trovato occasionali nemici principalmente nelle religioni e nel mercato ma solidi alleati nell’ignoranza e nella pigrizia dell’animale – nel senso di ‘essere dotato di anima’ – detto uomo. E non si confonda il sapere scientifico con il sapere: il sapere scientifico, che ha ormai da tempo ultimato la propria secessione dal sapere, è garzone della techne. Il sapere è altro. Mai come ai nostri tempi appare evidente l’incapacità dell’uomo di governare la techne. Il mezzo non è diventato fine perché non è mai stato mezzo. Lo strumento è sempre stato guida, faro, verità, salvezza. La techne ci ha sempre detto e ci dice cosa fare, dove andare e in che modo. La sfida dell’uomo del terzo millennio, l’unica possibile, è quella non propriamente ‘contro’ ma ‘con’ la techne. Le armi dell’uomo sono antiche, ancora solide e immensamente potenti, ma sono arrugginite, incrostate, devono essere oliate e affilate e, soprattutto, ritrovare credibilità. Perché sono armi che richiedono impegno, dedizione, abilità, forza, umiltà. Se l’umanità fosse un essere umano non sarebbe ancora adolescente.

“La maturità è tutto.” (Edgar nel King Lear di William Shakespeare).

Mauro Drudi

Guglielmo 600 – LAB Danza XV secolo con WKO Pesaro apr-giu 2020

GUGLIELMO 600 Locandina Lab Conferenze ADA WKO 2020

A Pesaro e nel Parco del Monte San Bartolo, in collaborazione con WKOrchestra tre laboratori di danza del Quattrocento da aprile a giugno 2020 per le celebrazioni Guglielmo 600.

Pesaro Villa Vismara Currò                   1° incontro   19 aprile
ore 16:00 – 18:30 Bruna Gondoni              La danza nel Quattrocento LAB
ore 18:30 – 19:00 Roberta Martufi            Lo spazio del Quattrocento
ore 19:00 – 19:30 Marco Mencoboni        La musica nel Quattrocento

Pesaro Strada del Boncio 30                2° incontro   16 maggio
ore 10:00 – 12:00 Chiara Gelmetti            La danza nel Quattrocento LAB
ore 12:00 – 12:40 Anna Linda Callow       La lingua di Guglielmo

                                                                                    3° incontro   9 giugno
ore 10:00 – 12:00 Enrica Sabatini              La danza nel Quattrocento LAB
ore 12:00 – 12:40 Chiara Gelmetti             Guglielmo Ebreo da Pesaro

Festa Riso Gioco Gioia – Villa Reale Monza 9 giugno 2019

A sostegno del progetto “Il Paese ritrovato”

La Cooperativa “La Meridiana” ringrazia

Gli Eventi di Villa Reale di Monza per la gentile ospitalità

il Coro dell’Università Statale di Milano, il Concento de’ Pifari e

l’Associazione ADA Danze Antiche per il dono di questo spettacolo

Zeroconfini onlus per la preziosa collaborazione