6 gennaio – I Re Magi

Milano, Basilica di Sant’Eustorgio, Tomba dei Magi

La congiunzione Giove-Saturno ebbe particolare rilievo nei primi secoli dopo l’anno mille. La ricerca astrologica, all’epoca influenzata dalla tradizione Islamica e neo-platonica, tentava di ricostruire la configurazione celeste corrispondente alla nascita del Cristo, ovvero il suo oroscopo. Questa indagine, appoggiandosi sulle osservazioni dell’astronomo arabo Abu Ma’shar, arrivò a supporre che la “Stella dei Magi”, fosse in realtà la congiunzione di questi due pianeti, segno di un cambiamento di carattere globale. Infatti, come confermerà Keplero qualche secolo dopo, tale congiunzione avvenne intorno all’anno zero nel segno dei Pesci, il segno rappresentante la spiritualità e il misticismo.

Il Corteo del Magi: una tradizione antichissima a Milano
Quella del corteo dei Magi che, il giorno dell’Epifania, parte da Piazza del Duomo e arriva a Sant’Eustorgio, è una delle tradizioni più antiche di Milano.
Attestata sin dal Medio Evo, la sfilata del corteo dei Magi è uno degli eventi più amati dai milanesi, che vi assistono disponendosi lungo tutto il percorso.

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/i-re-magi-epifania-cosa-c-e-da-sapere

https://chiostrisanteustorgio.it/luogo/basilica/basilica-cappella-dei-magi/

https://chiostrisanteustorgio.it/chiostro/la-tradizione-dei-magi/

https://reliquiosamente.com/2013/02/01/perche-i-re-magi-sono-a-colonia/

https://reliquiosamente.com/2014/04/03/le-altre-reliquie-dei-re-magi/

Chiesa dei Re Magi, Milano

La chiesa dei Santi Re Magi è una piccola chiesa che sorge nella periferia nord-est di Milano, a poca distanza da quello che originariamente era l’antico borgo di Corte Regina, nel comune di Cimiano, a testimonianza del quale oggi rimangono pochi edifici. La piccola chiesa è una di essi e sorgeva al centro di questo borgo di cui si ha conoscenza sin dal XII secolo. Attualmente la chiesa si trova attorniata da palazzi residenziali, incastonata tra via Palmanova e via Rottole.

Storia – Interno della chiesa
Nel XIV secolo si hanno le prime notizie della chiesa, allora dedicata a Santa Maria; nel XVII secolo la chiesa fu poi dedicata alla Natività di Maria, e infine ai Re Magi, con la prima attestazione nel 1704. Verso la fine del ‘700, la chiesa dei Magi venne venduta al Demanio, e diventò una abitazione per contadini, con l’abbattimento dell’abside e dell’aula sacra. Durante la seconda guerra mondiale, il campanile fu bombardato e parzialmente distrutto. Nel dopoguerra don Giuseppe del Corno, parroco di San Giuseppe dei morenti, dalla quale la chiesa ora dipende, riuscì a ottenerla in dono: dopo un restauro, essa fu nuovamente consacrata il 6 gennaio 1967. A oggi la chiesa è aperta (e quindi vengono celebrate le messe) da ottobre a giugno, mentre rimane chiusa nella stagione estiva.

Struttura – L’edificio restaurato rivela la sua struttura architettonica originale.
In mattoni rossi, appare decisamente gotico nella facciata, piccola ma slanciata, elegante ma sobria, con il semplicissimo portale sormontato da un arco gotico cieco e dall’ancor più semplice rosone. La porta è recente, con sottili stipiti di marmo. Una formella con Madonna e Bambino arricchisce l’arco gotico cieco. Ai lati della facciata, sui pilastri terminali dei fianchi dell’edificio, si appoggia la cuspide a due spioventi, con le archeggiature intrecciate poste sotto la leggera cornice da cui sporge il tetto.

Milano, Chiesa dei Re Magi, interno

Lo stile, tipico lombardo del tardo trecento, denuncia però l’origine romanica dell’edificio, sia nelle strette finestre strombate delle pareti longitudinali, sia nell’arco a tutto sesto che si apre sull’abside circolare, che all’esterno sembra una pura abside romanica. L’interno è a una sola navata con il tetto a capriate. Sulla parete sinistra si aprono quattro finestre di cui una piccolissima vicino all’abside, con tre piccoli affreschi del tutto sbiaditi a forma di medaglione. Di queste quattro finestre, sulla parete esterna, tre sono ad ogiva gotica ed una a arco romanico. La finestrella più piccola, che ha i medaglioni affrescati all’interno, presenta anche all’esterno pochi resti di affreschi ed è tra le tre ad ogiva. Sempre sulla parete interna di sinistra, poco dopo l’entrata, in una piccola nicchia, poggia una Madonnina in pietra che contribuisce a dare alla chiesetta quel suo aspetto di toccante semplicità. Sulla parete di destra si aprono finestre tra cui spicca il quadro, recentemente restaurato, dei Re Magi. L’altare monolitico di granito, di grande semplicità, poggia su un piedestallo di ferro e misura cm. 170 di lunghezza, cm. 87 di larghezza e cm. 53 di altezza. A destra dell’abside è collocato, incastonato nel muro, il tabernacolo di ottone e rame. Sull’altro lato dell’abside è situato un crocifisso di legno, collocato su candelabri che gli fanno da supporto. L’abside è affrescata dal pittore Martinetti. A destra del corpo della chiesa si erge il piccolo campanile.

Notizie storiche
Sin dal secolo XII, è ricordata, ad est di Crescenzago, una località chiamata Corte Regina, nella quale si trova la chiesetta di S. Maria. Alcuni storici pensarono che tale chiesetta ed i fabbricati contigui fossero stati fatti costruire da Beatrice Regina figlia di Martino II della Scala, signore di Verona e sposa di Bernabò Visconti; e che per Corte Regina si ripetesse quanto Regina della Scala fece nel 1381 a Milano, dove volle costruire una chiesa pure dedicata a S. Maria: S. Maria della Scala. (Nel 1776 tale chiesa fu distrutta ed al suo posto fu eretto il famoso Teatro alla Scala). Ma Corte Regina era chiamata così molto tempo prima che Beatrice della Scala nascesse. Altri storici hanno pensato che la località Corte Regina prendesse il nome dalla grande Via Romana: via Regina o Regia. Sembra invece più probabile che il nome Corte sia di origine longobarda (da Curtes: proprietà fondiarie riservate all’amministrazione Regia o Ducale). Ma, qualunque sia il significato del toponimo Corte Regina, è quasi certo ormai che essa indicasse una località della quale il più lontano ricordo è legato alla chiesa romanica di S. Maria che, verso il 1330, aveva anche un altare dedicato a S. Tommaso. Nel 1400 la località possedeva un Lazzaretto ben costruito e organizzato, destinato, per lunga consuetudine, al ricovero degli appestati. Tale Lazzaretto, come tanti altri costruiti in mezzo alla campagna, non fu più usato dopo la costruzione del grande Lazzaretto fuori Porta Orientale, iniziata nel 1488. Corte Regina fu visitata, nel 1567, dal prevosto di Desio e, nel 1582, dal Cardinale Carlo Borromeo. Dalla relazione di queste due visite otteniamo una buona descrizione della chiesa di S. Maria in Corte Regina e degli uffici contigui, e quindi del Lazzaretto con tutti i suoi servizi. Ci risulta che vi era anche un beneficio ecclesiastico formato da circa 200 pertiche di terreno che S. Carlo destinò al nuovo seminario diocesano, che si assunse l’onere delle Messe da celebrarsi nella chiesetta. Nel 1611, il Cardinale Federico Borromeo, in visita a Corte Regina, trovò, tra l’altro, che le monache, dette Vergini di Vecchiacchia, facevano celebrare delle messe perché avevano, accanto alla chiesa, dei beni immobili. È la prima volta che si parla della presenza di queste monache. Esse riuscirono ad introdurre il culto del Re Magi nell’antica chiesa chiamata prima S. Maria, poi della Natività di S. Maria, ed infine dedicata ai Re Magi. Infatti, nel 1704, il delegato dell’arcivescovo Archinti, in visita a Corte Regina, annotò che la chiesa era chiamata Oratorio dei tre Re Magi, ed aveva sull’altare maggiore una tela raffigurante appunto la Vergine con Gesù Bambino adorato dai Magi. Lo status materiale e spirituale della chiesa rimase invariato dal 1704 al 1756 ma, verso la fine del ‘700, con le famose soppressioni volute prima da Giuseppe II e poi dalle leggi napoleoniche, la chiesa dei Magi venne venduta al Demanio statale e quindi trasformata in casa e ripostiglio per contadini. Ne risultò l’abbattimento dell’abside e dell’aula sacra. Parte del campanile fu demolito da bombe durante la seconda guerra mondiale. Il prevosto di S. Giuseppe dei Morenti, don Giuseppe del Corno, intravisto il pericolo della totale distruzione della chiesetta, riuscì a farla donare alla sua parrocchia, iniziandone la paziente opera di restauro. Si ritrovarono le fondamenta dell’abside e, grazie ad una vecchia stampa, si conobbero alcune soluzioni formali che erano state del tutto cancellate. La chiesa venne inaugurata dal cardinale Giovanni Colombo il 6 gennaio 1967. Papa Paolo VI, a ricordo del suo ingresso a Milano nella festività dei Magi, inviò un prezioso calice per la nuova chiesa, che purtroppo venne rubato.

Situato al piano nobile del palazzo, fu una delle prime decorazioni eseguite dopo il completamento dell’edificio da parte di Michelozzo, e rappresenta il capolavoro del fiorentino Benozzo Gozzoli, allievo di Beato Angelico. Questo piccolo spazio era la cappella privata di famiglia e fu realizzata nel 1459, a forma originariamente quadrangolare (oggi un angolo è scantonato per via dei lavori seicenteschi allo scalone), con una piccola abside sempre a pianta quadrata, senza finestre. Nelle tre pareti maggiori è raffigurata la Cavalcata dei Magi, che fa da pretesto per rappresentare un preciso soggetto politico che diede lustro alla casata dei Medici, cioè il corteo con papa Pio II Piccolomini, e numerose personalità, che arrivò a Firenze nell’aprile del 1458, diretto a Mantova. In tale città il pontefice aveva chiamato principi e autorità ecclesiastiche a partecipare ad un incontro per progettare una crociata in difesa della cristianità contro l’avanzata turca in Europa. Pio II fu preceduto da vari principi italiani che sostarono a Firenze per unirsi al seguito papale: fra gli altri, anche Galeazzo Maria Sforza, il figlio quindicenne di Francesco duca di Milano, e Sigismondo Malatesta, signore di Rimini, alleati dei Medici, che appaiono ritratti all’interno della scena (Acidini, 1993)

Gli affreschi si dispiegano scenograficamente attorno allo spettatore e si ha l’impressione di ammirare il corteo senza interruzioni, dall’interno di una curva del suo percorso. L’opulenza e l’esotismo dei dignitari bizantini sono qui ben rappresentati e ci possono dare una misura dell’impatto sorprendente che ebbe sulla popolazione fiorentina, compresi i numerosi artisti attivi in quel periodo a Firenze.

Parete est
In un paesaggio di gusto quasi tardogotico, ricco di dettagli cortesi come castelli, scene di caccia e piante fantastiche, ispirato probabilmente ad arazzi fiamminghi, i ritratti della famiglia Medici sono posti in primo piano nella parete a destra dell’altare, personificati nelle figure a cavallo: un giovane, forse un ritratto idealizzato di Lorenzo il Magnifico in pompa magna, precede il corteo su un cavallo bianco, lo seguono suo padre Piero il Gottoso ed il nonno e capofamiglia Cosimo de’ Medici, entrambi a cavallo di una mula.

Seguono due dignitari italiani, Sigismondo Malatesta e Galeazzo Maria Sforza, signori rispettivamente di Rimini e di Milano, che furono in quegli anni ospitati dai Medici, e sono qui rappresentati per celebrare i successi politici della casata. In un certo senso le casate dei Malatesta e degli Sforza si erano recentemente imparentate con i Paleologi di Bisanzio, per questo essi sembrano fare da “garanti” al corteo che si svolge dietro di essi, come se fossero dei protettori alleati ai Medici. Dietro di loro si dispiega un corteo di filosofi platonici italiani e bizantini, tra i quali gli umanisti Marsilio Ficino e i fratelli Pulci e lo stesso pittore Benozzo, riconoscibile perché guarda verso lo spettatore (secondo le istruzioni di Leon Battista Alberti) e per la chiara iscrizione sul tessuto del cappello rosso: Opus Benotii d.. Nella stessa fila, secondo la studiosa Silvia Ronchey, si troverebbe, girato di tre quarti, il vero ritratto di Lorenzo de’ Medici adolescente. In terza fila si riconosce una fila di dignitari bizantini (dalla lunga barba) dove forse potrebbero essere stati raffigurati Giorgio Gemisto Pletone, Giovanni Argiropulo, Isidoro di Kiev, Teodoro Gaza e Niccolò Perotti. Nella fila successiva si scorge un personaggio con un berretto rosso e un ricco fregio dorato: quasi certamente si tratta di Enea Silvio Piccolomini, papa Pio II. Il realismo dei volti è notevole ed è tipico dell’arte rinascimentale.

Parete sud
Nella parete successiva, il personaggio barbuto su un cavallo bianco è l’imperatore Giovanni VIII Paleologo di Bisanzio; accanto a lui le tre ragazze a cavallo sarebbero le tre figlie di Piero il Gottoso, sorelle di Lorenzo e Giuliano: da sinistra Nannina, Bianca e Maria.

Parete ovest
Infine nella parete di sinistra si riconosce la figura di un anziano su una mula, ritratto di Giuseppe, patriarca di Costantinopoli, anticipato dal fratello minore di Lorenzo, Giuliano de’ Medici con un leopardo maculato sul cavallo. Nella stessa scena sono raffigurati Sigismondo Pandolfo Malatesta e Galeazzo Maria Sforza e una serie di dignitari bizantini fra esotiche fiere come linci e falconi.

Scarsella
Nella scarsella sono stati affrescati due cori di angeli, nello stile del Beato Angelico, che coronano la pala d’altare, una copia di fine del Quattrocento dell’originale Adorazione del Bambino di Filippo Lippi, oggi conservata a Berlino.