13 maggio 2021 Ascensio-Analepsis-Salita

Un grazie a questi artisti (e soci): Davide, Maria, Laura e Antonietta, che ci hanno regalato queste bellissime esecuzioni per l’Ascensione e segnalato questa antica tradizione veneziana in cui in questo misterioso giorno, Venezia sposa il mare…

Qui riportiamo il passo di Luca, l’unico degli evangelisti che descriva questa prodigiosa salita al cielo.

« Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.
Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. »  
(Luca 24,50-53)

L’Ascensione di Gesù. Questa sonata è stata registrata da ARPARLA nel maggio 2021, durante la pandemia COVID-19. Questa sonata, come quasi tutte le sonate del Rosario (escluse le sonate n. 1 e 16), utilizza un’accordatura a scordatura, che in questo caso è: C4-E4-G4-C5.

Per l’altra Ascensione, quella della Vergine (che si festeggia il 15 agosto), ecco Antonio Vivaldi Ascende laeta, RV 635: Aria: Ascende laeta · Laura Antonaz

E il 13 maggio Venezia sposa il mare…
EA FESTA DEA SENSA dall.’anno 1000 si ripete ogni anno questa celebrazione nella laguna veneziana

La  Festa della Sensa  si festeggia tuttora. Ancora oggi, il Sindaco della città, nel giorno dell’Ascensione raggiunge, a bordo del Piccolo Bucintoro usato durante la Regata Storica, la bocca di Porto e secondo la tradizione, affiancato dalle Società della voga veneziane, getta nella laguna la vera d’oro ( la fede nuziale ).

La festa religiosa dell’Ascensione in dialetto “Sensa” si celebrava a Venezia con un cerimoniale il cui momento più spettacolare, e al tempo stesso più pregnante dal punto di vista della liturgia civica, era il rito nel corso del quale il doge, nella sua veste di suprema incarnazione dello stato veneziano, si univa in simbolico matrimonio con il mare. Il programma, così come si era definitivamente fissato nel secolo XV, prevedeva per il mattino del giorno dell’Ascensione una messa solenne in San Marco quindi il corteo dogale saliva sull’imbarcazione di rappresentanza, il Bucintoro *, per dirigersi verso il Lido. Al momento dell’imbarco il doge riceveva l’omaggio dei rappresentanti di due comunità popolari, i Nicolotti gli abitanti cioè della contrada di San Nicola dei Mendicoli, composta per lo più di pescatori  e i Povegiotti, gli isolani di Poveglia : la loro presenza e quella degli Arsenalotti, che sedevano in  Bucintoro accanto al doge nel corteo acqueo, voleva significare che anche ai ceti più umili si garantivano uno spazio e un ruolo onorifico  giusto riconoscimento del contributo da loro arrecato al buon funzionamento della società veneziana  nei rituali civico-religiosi della Repubblica.Accompagnato dal canto dei canonici di San Marco a bordo del Bucintoro, il patriarca compiva un giro con il suo piato ( un imbarcazione apposita ) intorno all’imbarcazione dogale e benediceva il doge e le acque della laguna, usando un ramo di olivo come aspersorio. All’uscita in mare a San Nicola di Lido,aveva luogo una seconda benedizione, quella delle acque marine, finita la quale il patriarca versava in mare il residuo di acqua benedetta :  a questo punto il doge gettava a sua volta in mare un anello  pronunciando le parole ”  In signum veri perpetuique dominii “precedute, secondo alcune fonti, dalla dichiarazione “Desponsamus te Mare”. Secondo una tradizione profondamente radicata a Venezia fin dal XIII secolo,   la cerimonia dello sposalizio del mare veniva fatta risalire alla pace di Venezia e al privilegio,concesso da papa Alessandro III al doge Sebastiano ZIiani e ai suoi successori, di sposare il mare per confermare il predominio veneziano su di esso.L’intera cerimonia era imperniata su una metafora nuziale aperta a una duplice interpretazione. In evidente senso giuridico, innanzitutto nello sposalizio, il doge a nome dello stato veneto confermava la propria autorità sul mare proprio come, a norma del diritto matrimoniale veneziano, l’uomo acquistava signoria legale nei confronti della donna che aveva fatto ufficialmente sua moglie infilandole al dito un anello. A un substrato assai più arcaico rimanda il secondo ordine di riferimenti, quello antropologico in virtù dell’atto di conoscenza e conquista sessuale simboleggiato dallo sposalizio(e, ancor di  più esplicitamente, dall’ampolla di acqua santa svuotata nelle onde dopo la benedizione) il mare, elemento femminile della coppia, veniva assoggettato alla maschia volontà dell’uomo e reso, da infido e pericoloso, innocuo e benefico.Lo sposalizio del mare ricorda sotto vari aspetti un primaverile rituale pagano di fertilità, eccezionalmente rivolto non alla terra bensì alla distesa delle acque marine per impetrarne doni preziosi quali la prosperità dei traffici e la stabilità del dominio politico. Fin dal secolo XIV era invalsa la consuetudine di allestire in piazza San Marco, nel periodo dell’Ascensione per otto giorni dapprima, poi per quindici, una grande fiera, la fiera della Sensa.Regolarmente visitata dal doge, essa esponeva anche oggetti di notevole valore venale e artistico e rappresentava una tappa obbligata dell’itinerario veneziano dei più illustri ospiti stranieri come Beatrice d’Este, che nel 1493 vi aveva indugiato a lungo incantata “dalla tanta copia de vetri belli, che l’era uno stupore”. All’origine di questa usanza c’erano, con molta probabilità, ragioni del tutto pragmatiche.In questo  periodo Venezia era infatti affollata di pellegrini in attesa di imbarcarsi per la Terrasanta; essi di solito si trattenevano in città fino alla festa del Corpus Domini, quando alcuni di loro prendevano parte alla processione insieme al doge e ai senatori. Erano inoltre numerosi i fedeli che si recavano alla Basilica di San Marco per lucrarvi la speciale indulgenza essa pure concessa, secondo la leggenda, da Alessandro III. In senso figurato, però, anche la fiera poteva ritenersi coerente e concreta appendice della liturgia nuziale marina : tanta dovizia di ricche e pregiate mercanzie ben si  prestava a rappresentare il visibile frutto della feconda unione tra Venezia e il suo mare.

*IlBucintoro, la nave dogale da parata sempre utilizzata in questa e in altre occasioni di particolare rilevanza cerimoniale, come l’ingresso solenne delle dogaresse o l’accoglienza a ospiti di riguardo e le feste in loro onore. L’esistenza di una imbarcazione dogale di rappresentanza era attestata fin dal secolo XIII sebbene il nome Bucintoro ( busintoro in dialetto ) dall’incerta etimologia, non appaia subito : già all’inizio del secolo XIV  tale imbarcazione si distingueva per le sue dimensioni e il suo aspetto sfarzoso. Un nuovo Bucintoro, ornato a prua da una statua raffigurante la Giustizia, si costruiva nel 1449 un altro veniva inaugurato per la Sensa del 1526.

Tratto da “ VENEZIA “ di Giulia Genta ( Academia.edu )


Antonio Canal detto il Canaletto ( 1697-1768 ), Il Bucintoro al molo di Piazza San Marco