Francesco Petrarca Solo et pensoso (Canzoniere, 35)
Ringraziamo la prof.ssa Marina Gelmetti per la lettura e il commento a questo meraviglioso sonetto. E’ in corso di caricamento prossimamente la spiegazione formale del sonetto.
Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.
Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:
sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.
Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co llui.
È uno dei sonetti più celebri del “Canzoniere”, composto prima del 1337 e in cui Petrarca descrive se stesso intento a camminare in luoghi remoti e selvaggi, nel tentativo (vano) di evitare i suoi pensieri amorosi e, soprattutto, per non mostrare agli altri il suo aspetto afflitto rivelatore delle sue pene sentimentali. La lirica è interessante, oltre che per l’accuratezza stilistica e retorica, anche per l’oggettivazione del sentimento interiore attraverso il paesaggio esterno, poiché la desolazione dei luoghi solitari percorsi dall’autore rispecchia pienamente la sua intima afflizione (questo è uno degli elementi di maggior novità della poesia petrarchesca, nonché di distanza dalla precedente tradizione della lirica cortese).