Siamo figli della techne, un’immagine per tutte, la scimmia antropomorfa di Kubrick in “2001, odissea nello spazio” che, brandendo un osso, prende il sopravvento sull’animale rivale. Senza techne – l’osso usato come una mazza – l’uomo non esisterebbe, la scimmia non si sarebbe evoluta. L’evoluzione dell’uomo è l’evoluzione della techne – l’età della pietra, quella del fuoco, poi del ferro e così via, fino alla rivoluzione industriale, all’era atomica…; e all’età della televisione e del computer. Nella scintilla che rappresenta la storia dell’umanità rispetto all’universo, la techne ha trovato occasionali nemici principalmente nelle religioni e nel mercato ma solidi alleati nell’ignoranza e nella pigrizia dell’animale – nel senso di ‘essere dotato di anima’ – detto uomo. E non si confonda il sapere scientifico con il sapere: il sapere scientifico, che ha ormai da tempo ultimato la propria secessione dal sapere, è garzone della techne. Il sapere è altro. Mai come ai nostri tempi appare evidente l’incapacità dell’uomo di governare la techne. Il mezzo non è diventato fine perché non è mai stato mezzo. Lo strumento è sempre stato guida, faro, verità, salvezza. La techne ci ha sempre detto e ci dice cosa fare, dove andare e in che modo. La sfida dell’uomo del terzo millennio, l’unica possibile, è quella non propriamente ‘contro’ ma ‘con’ la techne. Le armi dell’uomo sono antiche, ancora solide e immensamente potenti, ma sono arrugginite, incrostate, devono essere oliate e affilate e, soprattutto, ritrovare credibilità. Perché sono armi che richiedono impegno, dedizione, abilità, forza, umiltà. Se l’umanità fosse un essere umano non sarebbe ancora adolescente.
“La maturità è tutto.” (Edgar nel King Lear di William Shakespeare).
Mauro Drudi